Giovedì, IX Tempo Ordinario – S. Quirino – PRIMA LETTURA 2Tm 2,8-15 Dal Salmo 24 (25) – VANGELO Mc 12,28b-34
Riflessione quotidiana per camminare in Cristo: «Ma la parola di Dio non è incatenata!». San Paolo, rivolgendosi a Timòteo, narra delle sue sofferenze sofferte (e offerte!) a causa del Vangelo. Egli si ritrova in prigione e sappiamo che alla fine dovrà glorificare Dio con l’estremo sacrificio del martirio. L’Apostolo era un cittadino romano, una mente illustre, uscito dalle migliori scuole farisaiche dell’epoca (la scuola di Gamalièle), profondo conoscitore delle Scritture, valente oratore, abile artigiano (tesseva tende) … insomma, umanamente avrebbe potuto vivere una vita agiata, onorata e pienamente realizzata agli occhi degli uomini, per le sue virtù, e dinanzi a Dio, per il suo zelo. Ma Cristo lo chiama ad altro: deve affrontare incomprensioni, tradimenti, povertà, prigionia, sofferenza, solitudine… a causa del nome di Gesù e per il suo Vangelo. San Paolo accetta tutto questo perché al centro del suo cuore c’è Dio, amato con tutte le sue forze, e al centro dei suoi desideri vi è la salvezza degli uomini, che ama come se stesso, per la gloria del Padre. Ed ecco il grande segreto di Paolo che oggi vogliamo contemplare: il corpo incatenato, una vita tormentata, un’anzianità negata, una vita spezzata… non riescono a fermarlo! La sua vita è fondata sulla Parola, egli è il servo della Parola e questa Parola non la si può incatenare. Chi rimane servo di se stesso finirà col piangersi addosso e disperarsi, ma chi si fa servo di Cristo rimane libero, perché Dio è libertà.
Pane di oggi: Cosa mi rende davvero libero, Signore? Non le passioni umane che incatenano il cuore e lo rattristano, non le cose effimere di questo mondo, che passano lasciandolo vuoto, non gli onori che vengono subito dimenticati. Riconosco che solo il tuo amore mi rende libero: che io ti ami sempre e sopra tutto.
Riporrò ogni mia gioia nel servire il Cristo, mia vera libertà.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=110