Riflessione quotidiana per camminare in Cristo: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Gli Apostoli non si fermano dinanzi alle minacce e alla persecuzione: annunciano il bel nome di Gesù e il suo Vangelo a Gerusalemme e altrove, cogliendo ogni occasione. Le ritorsioni non tardano ad arrivare ed ecco che si ritrovano in prigione. Ma la Parola di Dio non si può imprigionare! Un angelo viene a liberarli e a incoraggiarli, inviandoli nuovamente nel tempio ad annunciare Cristo, Parola di vita. Se gli Apostoli avessero cominciato a ragionare come noi, diciamocelo chiaramente, avrebbero anzitutto cercato di essere prudenti per non correre rischi, poi avrebbero pensato che di Parola non ci si sazia e bisogna pur andare a lavorare, magari lasciando alla missionarietà qualche sparuto momento di vuoto, e poi c’è la salute da salvaguardare, i rapporti sociali da coltivare… Insomma per noi non ci sarebbe stato il carcere, e non perché avremmo convinto, o ancor più convertito, gli aguzzini a nostro favore, ma semplicemente perché in fin dei conti non saremmo mai arrivati a vivere e testimoniare fino in fondo la nostra fede in Dio. Siamo troppo impegnati a salvare noi stessi per permettere a Dio di mandare i suoi angeli a salvarci. Preferiamo fare in proprio! Così facendo, però, non realizziamo i progetti missionari di Dio e non viviamo affatto la nostra fede.
Pane di oggi: Signore Gesù, sono così attento ad ogni possibile mossa che possa compromettermi a causa del tuo Nome, che alla fine quasi mi dimentico che mi chiami ad annunciare al mondo il tuo Regno. Dimentico di essere luce e sale della terra. Un po’ per paura, o per pigrizia, o per vergogna, o per rispetto umano, alla fine mi accodo al mondo, rimanendone imprigionato.
Se voglio salvarmi mi perdo. Se mi perdo in Dio, sarò salvo.
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