Lunedì, IV di Pasqua – Ss. Silvano e compagni – PRIMA LETTURA At 11,1-18 – Dai Salmi 41 (42) e 42 (43) – VANGELO Gv 10,11-18
Riflessione quotidiana per camminare in Cristo: «E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare». Oggi la Liturgia della Parola allarga gli orizzonti della nostra azione pastorale fino a raggiungere ogni uomo: in Cristo morto e risorto nessuno deve considerarsi o essere considerato non appartenente al recinto. Ciò non toglie che molti fratelli siano comunque fuori da questo recinto che è l’amore misericordioso di Dio. Cristo, perché ogni uomo potesse trovare posto ed avere piena cittadinanza nel Cuore di Dio, ha dato tutto se stesso, le sue fatiche, il suo tempo, ogni sua opera e parola, fino al dono della sua stessa vita. Così facendo, Gesù ha dilatato i confini del Regno di Dio oltre ogni nostra speranza e al aldilà di ogni nostro merito. Ora tocca a noi! Affinché queste pecore entrino nel divino ovile, dobbiamo anche noi donare il nostro tempo, le nostre fatiche, se necessario anche la stessa nostra vita. È quello che comprende Pietro nel racconto riportato dalla Prima Lettura. Avendo dato pieno assenso alle divine ispirazioni si reca a casa di Cornelio e lì assiste nuovamente al fenomeno della Pentecoste. Lo Spirito Santo scende su quella famiglia, ma solo appena Pietro comincia a parlare, come se lo attendesse, come se non potesse scendere senza la collaborazione dell’Apostolo. E noi, quando daremo la possibilità allo Spirito Santo di scendere sui fratelli che attendono l’annuncio e la nostra testimonianza del Cristo risorto?
Pane di oggi: Signore Gesù, ti lodo e benedico per tutto quello che mi hai dato senza mio merito; ti ringrazio perché mi hai dato la gioia di far parte del tuo amabile gregge, di conoscere e seguire la tua voce. Ora ti chiedo di rendermi docile alla potenza del tuo Spirito, perché io sia strumento utile alla salvezza dei fratelli.
Nessuno può o deve essere straniero, ma familiare e amico.