Semi che salveranno il mondo, amaranto, quinoa e canihua.

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Amaranto, quinoa e canihua, ecco tre semi originari delle Ande che possono salvare il mondo. Infatti rappresentano una fonte molto preziosa di amminoacidi essenziali e la loro coltivazione può avvenire in condizioni climatiche avverse, senza ricorrere a erbicidi e pesticidi.                                                                                                           L’amaranto era considerato l’oro degli Inca e insieme alla quinoa e alla cañihua costituisce gli alimenti basilari dell’alimentazione delle popolazioni sudamericane che vivono sugli altipiani andini. Amaranto e quinoa negli ultimi anni si sono diffusi in altri Paesi del mondo. Possono esserci utili per variare la nostra alimentazione. Scopriamo quali sono le caratteristiche di questi alimenti e perché possono contribuire a salvare il mondo.

Amaranto

Negli ultimi tempi l’amaranto ha fatto parlare di sé come protagonista di una vera e propria crociata naturale contro le coltivazioni OGM di Monsanto. L’amaranto è una pianta molto resistente che è in grado di invadere i campi coltivati con la soia OGM. Infatti l’amaranto, che potenzialmente è una pianta infestante, riesce a resistere al potente erbicida Roundup a base di glifosato che viene normalmente utilizzato come diserbante in agricoltura. Oltre ad essere in grado di resistere ad uno degli erbicidi più nocivi utilizzati in agricoltura, l’amaranto si distingue per la sua ricchezza di vitamine, in particolare di vitamina A e di vitamina C, e per il suo contenuto proteico. La coltivazione dell’amaranto è in grado di sopportare molto bene le avversità climatiche.

amaranto quinoa semi

Le piante di amaranto non vengono colpite da particolari malattie e sanno difendersi dagli insetti in modo naturale. L’amaranto è la prova che le sementi super resistenti esistono già in natura e che il mondo non ha dunque bisogno di ricorrere agli OGM per migliorare le coltivazioni e incrementare i raccolti.

Quinoa

La quinoa è una coltivazione molto resistente ed è anche l’unico alimento in grado di fornire da solo al nostro organismo in quantità adeguate tutti gli amminoacidi essenziali che ha bisogno di ricavare dal cibo per produrre le proteine. Negli ultimi anni il consumo della quinoa sta diventando popolare al di fuori del Sudamerica e iniziano a sorgere dei dubbi sulla sostenibilità di una sua coltivazione su larga scala per soddisfare la crescita dalla domanda.

Cañihua

Cañahua o cañihua, ne avevate mai sentito parlare? Si tratta di una pianta erbacea annuale simile alla quinoa nell’aspetto e per la ricchezza di amminoacidi. Dal punto di vista nutrizionale ha un elevato contenuto di proteine e un basso apporto di grassi. Cresce molto bene in alta montagna e sopporta le basse temperature.                                                     Si tratta di una coltivazione molto resistente. A differenza della quinoa però questa pianta non contiene saponine, una caratteristica vantaggiosa dal punto di vista della cottura.       La quinoa invece contiene saponine e proprio per questo motivo va risciacquata prima di cuocerla così da eliminare le sostanze che le darebbero un sapore amaro. La sua coltivazione e il suo utilizzo avvengono su piccola scala e a livello esclusivamente locale in Perù e in Bolivia.

cañihua

La cañihua è originaria delle Ande e la sua coltivazione è molto promettente dato che questa pianta è in grado di resistere al gelo, ai parassiti, alle malattie e alla siccità. Le sue molteplici capacità di resistenza e le sue caratteristiche nutrizionali la rendono un alimento sicuro e benefico per le famiglie che vivono sull’altopiano boliviano. In questo modo anche le popolazioni più povere hanno a disposizione di che nutrirsi. La coltivazione della cañihua non ha bisogno di pesticidi, è sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

fonte:http://www.greenme.it

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