giovedì della II settimana T.O. – PRIMA LETTURA Eb 7,25-8,6; – Salmo 39 (40) – VANGELO Mc 3,7-12 –
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Tu sei il Figlio di Dio!».
Gesù guarisce gli ammalati, e libera gli ossessi. I primi per ottenere la sanità del corpo si gettano su Gesù, è un contatto benefico carico di virtù, di misericordia, di amore a sanare i corpi macilenti e provati dalla sofferenza, i demoni si gettano ai suoi piedi, segno di sottomissione e di impotenza, ma anche di disfatta.
… l’ingenua fede popolare (cf 5,27-28; 6,56) si basava sull’uso praticato dai guaritori del tempo, per i quali il contatto fisico dei malati era condizione indispensabile per ottenere un qualunque effetto benefico. Ai tempi di Gesù … vi era un atteggiamento incerto nei confronti della medicina.
Le malattie includevano la lebbra, affezioni derivanti da abitudini alimentari e dall’inquinamento (dissenteria, colera, tifo, beri-beri, idropisia), cecità (per il clima polveroso), sordità e malattie della deambulazione. Quando venivano a trovarsi davanti a uno di questi casi, gli Ebrei erano ancora piuttosto dubbiosi nei confronti dei medici, essi credevano che tra malattia e peccato vi fosse una connessione (Giovanni 9,2) e citavano proverbi come «Medico, cura te stesso» (Luca 4,23).
L’atteggiamento di Gesù non contraddiceva l’Antico Testamento. Pare che considerasse la malattia come il risultato dell’azione malvagia di Satana nel mondo e che in quanto tale doveva essere combattuta. Tuttavia Gesù non credeva che la malattia fosse necessariamente la conseguenza di un peccato singolo. Ciò è chiaro in Giovanni 9,2-4a, se evidenziamo la frase: «Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: “Rabbi, chi ha peccato, lui a i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?”. Rispose Gesù: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”».
Gesù accettava l’opinione che certe malattie fossero il risultato del possesso da parte di spiriti e in questi casi agiva in conseguenza (es. Matteo 12,27), ma non trattò con questo metodo tutte le malattie. Questo suo atteggiamento nei confronti delle indisposizioni accelerò nella Chiesa primitiva l’accettazione dei medici da parte dei cristiani. Luca, in quanto medico, fu compagno di viaggio dell’apostolo Paolo (Colossesi 4,14). Ovviamente era un medico greco, poiché in Grecia la medicina aveva avuto uno sviluppo considerevole. Seguendo gli insegnamenti di Ippocrate, i medici giuravano che la vita del paziente veniva prima di ogni altra cosa, che non avrebbero mai approfittato delle donne, mai procurato aborti né mai rivelato informazioni confidenziali.
Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Spesso Gesù chiede ai malati di credere. Si serve di segni per guarire: saliva e imposizione delle mani, fango e abluzione. I malati cercano di toccarlo “perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). Così, nei sacramenti, Cristo continua a “toccarci” per guarirci.
Le sue guarigioni erano segni della venuta del Regno di Dio. Annunciavano una guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la sua Pasqua.
La lettera di Giacomo testimonia l’esistenza di un rito particolare praticato dalla comunità da cui proviene lo scritto. Quando un credente dovesse cadere malato, deve chiamare i presbiteri della comunità locale perché lo ungano nel nome di Gesù Cristo e innalzino preghiere per lui (5,14) e nutra fiducia perché «la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (5,15).
L’attività guaritrice di Gesù non ha cessato, lui morto. Come risorto e Signore, egli è presente operativamente nell’azione dei suoi discepoli. Così all’handicappato che stava alla porta del tempio gerosolimitano chiamata la Bella, Pietro dice: «Nel nome di Gesù Cristo, il nazareno, cammina!» (At 3,6).
fonte sintesi: http://radici3.blogspot.com/2021/01/
Santa Agnese, Vergine e Martire
Agnese nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s’abbandonavano alla defezione. Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto. Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell’attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell’iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall’imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano.
fonte: santiebeati.it