Martedì, III di Avvento – San Valeriano – PRIMA LETTURA Sof 3,1-2.9-13 – Dal Salmo 33 (34) – VANGELO Mt 21,28-32
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto». Gesù non approva certo la condotta di chi è pubblicano o prostituta, ma sottolinea la loro capacità di convertirsi (e quindi di cambiar vita) rispetto a quanti si ritengono giusti e non biso-gnosi di conversione. Siamo in pieno Tempo di Avvento, le nostre case sono ormai da giorni pronte alle festività natalizie. Ovunque risplendono luci e festoni, alberi e presepi. Ma ancora una volta la Liturgia ci invita a riflettere e a domandarci se davvero siamo pronti ad accogliere la Parola del Padre, a seguire il Verbo fatto carne. Ha senso invocare luce alle menti e pace nel cuore soltanto se siamo coscienti di essere nelle tenebre e di subire le tempeste delle passioni umane. Solo chi comprende di essere infermo accoglierà con gioia la visita del medico, solo chi è consapevole di non vedere bene si rallegrerà nell’indossare occhiali che permettano uno sguardo chiaro e profondo. Gesù è il medico che viene per noi infermi, è la via che viene per chi è smarrito, è la verità per chi è nel dubbio, è la vita per chi si sente avvolto dalla morte. Cristo è la luce per chi è nelle tenebre, è la risurrezione per chi non ha più speranze, è il porto sicuro per chi è nella tempesta, è pienezza di grazia per chi vive nel peccato, è forza per chi non riesce più a reagire… ma se pensiamo di avere già tutto, la venuta del Signore ci lascerà indifferenti, senza novità e senza conversione.
Pane di oggi: Abbiamo bisogno di te, Signore. Ma abbiamo anzitutto bisogno di comprendere che senza di te non siamo nulla e non possiamo nulla. Non sei un optional, un’aggiunta, una marcia in più: sei il nostro tutto, l’unica speranza, l’unica nostra forza.
Azione: Cosa significa per me che senza Cristo non siamo niente?
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=1
San Valeriano dovrebbe essere vissuto nel corso del V secolo e era vescovo dell’antica diocesi di Avensano, una città corrispondente all’attuale Bordj-Hamdouna. Si tratta di una città situata nell’Africa Proconsolare, che faceva parte della storica Arcidiocesi di Cartagine. Si trovava in un territorio corrispondente all’odierna Tunisia e Valeriano è stato l’unico vescovo di quel periodo del quale ci è rimasta una vaga conoscenza, insieme a Fortunato, colui che lo ha preceduto. La vicenda che ci porta a San Valeriano riguarda le persecuzioni di Genserico, sovrano della tribù dei Vandali. Vissuto a cavallo tra due secoli, Genserico riuscì a conquistare buona parte dell’Africa conosciuta fino a quel periodo e a consolidare la forza del proprio regno. Fu uno dei responsabili del Sacco di Roma, con il quale la città eterna venne assediata e saccheggiata da una tribù formata, per l’appunto, da popolazioni vandale. Il Palazzo Imperiale perse ogni tipo di ricchezza e buona parte dei cittadini romani fu rapita e condotta presso Cartagine. Inoltre, Genserico ebbe numerosi contrasti con l’Impero Romano, che portarono alla nascita di numerosi conflitti. Ed è proprio durante la persecuzione dei Vandali contro i Romani che le vite di re Genserico e di San Valeriano trovarono il loro punto di incontro. Infatti, in una situazione alquanto complicata, Genserico cercò di obbligare Valeriano a consegnargli tutti gli arredi sacri, simbolo del potere della Chiesa. Il futuro Santo si rifiutò con fermezza e perseveranza, e per il sovrano un atto del genere rappresentò un oltraggio che poteva non restare impunito. Per questa motivazione, San Valeriano di Avensano venne espulso dalla propria città ed esiliato insieme ad altri otto vescovi provenienti dall’Africa Settentrionale. Ma non solo: il re Genserico ordinò ad ogni singolo cittadino di rifiutarsi di offrirgli ospitalità, sia nella propria casa che tra i campi aperti. Queste peripezie non fermarono la missione cristiana di San Valeriano, che continuò a testimoniare la propria fede in giro per le strade e decise di vivere a cielo aperto. Una vita tutta basata sulla confessione della propria religione e su una fede incrollabile, che nessuna persecuzione avrebbe mai potuto ostacolare. Simbolo di temperanza e di umiltà, San Valeriano morì a più di ottanta anni di età nel corso di uno dei suoi pellegrinaggi.
fonte: https://www.ilsussidiario.net