Martedì, Ottava di Natale – San Tommaso Bechet – PRIMA LETTURA 1Gv 2,3-11 – Dal Salmo 95 (96) – VANGELO Lc 2,22-35
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «C’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui». Il solo Motore, l’unica sola Guida della storia è lo Spirito Santo. Lui però guida chi da Lui si lascia guidare e muove chi da Lui si lascia muovere. Prima Lui guida per la conquista della vera giustizia e della pietà fondata sulla perfetta obbedienza alla Legge del Signore, poi, quando il cuore è pronto ad ascoltare la sua voce, lo conduce e lo introduce in una profondissima comunione con Dio. È questo il fine della mozione dello Spiri-o: portare un cuore, un’anima all’intima unione con il suo Signore. Tutto però inizia dalla vera giustizia e dalla più santa pietà. Chi non si lascia condurre dallo Spirito Santo alla più perfetta giustizia e alla più alta e sana pietà, che è purissima obbedienza ad ogni Parola del Signore, mai da Lui potrà essere introdotto nell’intima unione con Dio. Simeone si lascia condurre nella giustizia perfetta, raggiunge un’elevata moralità, vive di vera pietà filiale. Rispetta Dio e ne ascolta la voce. Cammina nella sua Legge, ascolta la sua Parola, segue i suoi insegnamenti. Il suo cuore è puro… Se la Chiesa e ogni suo figlio in essa desiderano ricevere le confidenze dello Spirito Santo, sono obbligati a costruire in essi e attorno ad essi una sana moralità, fatta di giustizia e di pietà. La purificazione del cuore da ogni vizio, imperfezione, disobbedienza anche lieve, è necessaria se si vuole entrare nell’amicizia con il Signore e godere delle sue divine rivelazioni. Il cuore impuro allontana Dio da esso e Dio non parla se non dal cuore. Un cuore senza Dio mai potrà ascoltare Dio. (a cura del Movimento Apostolico)
Pane di oggi: Purifica il mio cuore, rivelami la tua volontà, dammi la luce. Renderò attento il mio cuore alla voce dello Spirito Santo.
Come rovinarsi la reputazione e diventare santo: è questa, in estrema sintesi, l’esperienza di San Tommaso Becket. Che presso il re d’Inghilterra gode non solo di buona, ma di ottima reputazione, tanto da essere nominato Cancelliere e quindi suo consigliere e confidente.
Dalla natura ha avuto tutto: ricchezza, bellezza, audacia, intelligenza, capacità politiche e diplomatiche. Chi lo avvicina subisce il fascino di quest’uomo intelligente e ambizioso, che possiede anche uno spiccato gusto per la magnificenza.
E poiché tra ambiziosi ci si intende, va d’amore e d’accordo con quell’illustre ambizioso di Enrico II, re d’Inghilterra, che sta cercando di accentrare nella sua persona tutte le prerogative del potere, in barba a nobili, aristocratici, vescovi e abati. In Tommaso ha trovato un alleato prezioso, che lo aiuta a governare il suo immenso impero, e che gli è anche compagno nei momenti di svago e distensione.
Enrico II, però, aspira a controllare anche la Chiesa inglese e a limitare la libertà degli ecclesiastici e per fare tutto ciò pensa di contare ancora e sempre sull’amico Tommaso. Che, se fosse vescovo, lo potrebbe certamente aiutare meglio in questo disegno.
Così, appena si libera la cattedra episcopale di Canterbury, Tommaso viene ordinato sacerdote e consacrato vescovo. Enrico II non dà peso alle parole che questi gli ha sussurrato: «Se Dio permette che io diventi arcivescovo di Canterbury, perderò l’amicizia di Vostra Maestà», perché non riesce neppure ad immaginare che un personaggio così “chiacchierato” si possa trasformare subito in uno strenuo difensore dei diritti della Chiesa.
Ma anche i re si sbagliano, come dimostra subito il vescovo Tommaso, che da un giorno all’altro passa al contrattacco, anteponendo gli interessi spirituali dei fedeli a quelli politici del Sovrano. Si oppone così subito ai progetti di Enrico II, non per personale gelosia, ma per difendere la libertà delle coscienze.
Il re si sente come tradito dal suo migliore amico, si infuria e Tommaso deve fuggire in Francia, dove rimane in esilio sei anni. C’è chi lavora per riappacificarli ed alla fine Tommaso può tornare a Canterbury, accolto trionfalmente dai suoi fedeli, ai quali dice: «Sono tornato per morire in mezzo a voi».
Non è un ingenuo, infatti, e sa benissimo che dovrà continuare ad opporsi al potere e, da parte sua, per prima cosa, sconfessa i vescovi che durante la sua assenza sono scesi a patti con il Re. Che stavolta perde proprio la pazienza e si lascia sfuggire: «Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?». Dato che il male non ha bisogno di essere alimentato perché si propaga da sé, ecco che quattro cavalieri si fanno premura di fare subito questo “piacere” al re.
Tommaso viene avvertito, ma non prende precauzioni: non si nasconde e non vuole far sbarrare le porte della cattedrale. Qui lo colpiscono a morte, davanti all’altare, lasciandogli appena il tempo di esclamare prima di spirare: «Accetto la morte in nome di Gesù e della Chiesa». È il 23 dicembre 1170.
L’impressione che questo martirio suscita è immensa: tre anni dopo il Papa già lo proclama santo, mentre Enrico II è costretto a fare pubblica ammenda sulla tomba del martire e rinunciare per il momento ai suoi ambiziosi progetti.
San Tommaso Becket, attualissima figura che rappresenta l’eterno conflitto tra l’autorità della coscienza e le imposizioni del potere, viene festeggiato il 29 dicembre.
fonte: http://www.santiebeati.it – Autore: Gianpiero Pettiti