Martedì, XXV Tempo Ordinario – San Maurizio – PRIMA LETTURA Pr 21,1-6.10-13 – Dal Salmo 118 (119) – VANGELO Lc 8,19-21
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Non finiremo mai di stupirci nel contemplare queste parole di Gesù. Già l’antico popolo dell’Alleanza poteva esclamare: «Qual grande nazione ha gli dèi vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?» (Dt 4,7). Ma mai una creatura avrebbe potuto pensare ad un Dio che si fa uomo, che viene nel mondo non per giudicare ma per salvare, non per condannare ma per offrirsi per noi. Mai avremmo potuto pensare di rivolgerci a Dio chiamandolo “Padre”; mai avremmo immaginato di sentirci chiamati dal Figlio “amici”; mai avremmo potuto sperare di divenire tempio dello Spirito Santo! Eppure Dio ci ama come figli, il Figlio si relaziona con noi come amici e lo Spirito Santo opera in noi come suoi preziosi strumenti di gloria. Di Adamo ed Eva si dice che camminavano con Dio, ma di noi si afferma che il Dio con noi è il Dio che si fa uno con noi e in noi, per mezzo dell’Eucarestia, nel Sacramento della Chiesa, nell’unità di una sola fede. E oggi è come se Gesù volesse andare ancora oltre: non solo amici o parenti, ma addirittura madri e fratelli e sorelle. Una sola famiglia, originata dall’unica Parola di Vita.
Pane di oggi: Cosa volere ancora, o Gesù. Mi hai dato tutto! E mi dài anche gli strumenti per poter ottenere ogni grazia e benedizione. Mi hai reso tuo intimo e familiare. Pur lasciandomi libero di ascoltarti o respingerti, di seguirti o rinnegarti, tu hai messo nelle mie mani la possibilità di essere una sola cosa con te. Da parte tua hai spalancato le porte del Cuore e mi hai manifestato il tuo desiderio di comunione. Non parole, attendi, ma gesti concreti di conversione, di ascolto, di servizio, di comunione.
Confronterò continuamente la mia vita con la Parola di Dio.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=110
Tutto ciò che sappiamo di San Maurizio lo riceviamo da Sant’Eucherio di Lione che trascrisse la Passione del Santo, ricavandola da racconti orali ricevuti da San Teodoro (o Teodulo) di Octodurum, primo vescovo del Vallese nel IV secolo.
San Maurizio nasce in Egitto da una famiglia pagana, nei pressi della città di Tebe, intorno all’anno 250.
Della sua giovinezza non sappiamo nulla, tranne che abbracciò ben presto la carriera militare e divenne un soldato di valore, tanto da diventare “primicerius”, l’attuale grado di Colonnello. Successivamente fu messo a capo della Legione Tebea, una legione formata da un centinaio di uomini (anche se la leggenda ne riporta 6.666), uomini scelti e di valore, guardati con timore dai nemici e con rispetto dai superiori.
La divina Provvidenza però, aveva per Maurizio e i suoi compagni disegni ben più grandi!
Per un inverno furono inviati a Gerusalemme e qui, Maurizio, venne a contatto con la comunità cristiana locale.
Conobbe il Cristo e lo riconobbe come suo Signore, dopo notti insonni e lunghe conversazioni col vescovo locale San Zambda e successivamente ricevette il battesimo.
L’ardore del neofita fece scaturire in Maurizio la missionarietà apostolica. Divenne così veicolo di grazia per i suoi compagni, tanto da convertire tutta la Legione alla fede cristiana.
Questa fede però, venne messa ben presto a dura prova!
L’imperatore Massimiano Erucleo chiamò la Legione in Svizzera per nuovi e gravosi incarichi e la Legione da Gerusalemme, partì alla volta delle Alpi.
Durante il tragitto si fermarono a Roma e qui ricevettero la Santa Cresima dal Papa San Marcellino.
Ripartirono verso la Svizzera e tanti sono i miracoli che si narrano del loro passaggio in alcuni paesi del settentrione.
Giunti al cospetto dell’Imperatore, sulle rive del Rodano, l’antica Octodurum nella valle di Agaunum, l’odierna Saint Maurice, ricevettero l’ordine di sopprimere una rivolta, fomentata da un gruppo di Galli nella contrada Bagaudi.
Prima però, per propiziare il successo della spedizione, dovevano compiere un sacrificio pagano.
«Imperatore, noi siamo soldati, ma nello stesso tempo ci gloriamo di confessarlo altamente, siamo servi di Dio. A te dobbiamo il servizio delle armi, a Lui l’omaggio di una vita innocente. Tu ci paghi il soldo delle nostre fatiche; Lui ci ha fatto passare dal niente alla vita. Non abbiamo nessun diritto, obbedendoti, o Imperatore, di rinnegare Iddio, nostro Creatore, nostro e, che tu lo voglia o no, anche tuo. Non ridurci ad offenderlo e ci troverai come sempre pronti a seguire i tuoi ordini. Al contrario, sappi che ubbidiremo a Lui piuttosto che a te.
Abbiamo veduto cadere sotto la spada i compagni delle nostre fatiche e dei nostri pericoli, siamo stati arrossati dal loro sangue. Tuttavia non abbiamo pianto la morte, la crudele uccisione die quei beati fratelli; non abbiamo neppure compianto la loro sorte; al contrario, li abbiamo felicitati della loro fortuna, abbiamo accompagnato il loro sacrificio con slanci di gioia, perchè trovati degni di soffrire per il loro Signore, per il loro Dio.
Per quel che ci riguarda personalmente, non siamo ribelli gettati nella rivolta dall’imperiosa necessità di vivere, non siamo armati contro di te dalla disperazione, così facile nel pericolo. Siamo armati e non resistiamo. Amiamo morire piuttosto che dare la morte; perire innocenti che vivere colpevoli. Per questo emana decreti, ordina tutto ciò che vuoi, impiega il fuoco, i supplizi, la spada: non ci spaventano. Siamo pronti a soffrire ogni cosa ed a morire. Siamo cristiani e non possiamo perseguitare i cristiani.»
L’imperatore furente chiese a Maurizio di tornare sui suoi passi ma davanti ad un ennesimo rifiuto, ordino la decimazione della legione.
La decimazione consisteva nella fustigazione comune e ogni 10 persone, una decapitazione.
Tutti furono irremovibili e Maurizio cadde tra i primi, incitando i compagni a versare il sangue per amore di Cristo.
fonte: https://sanmauriziomartire.wordpress.com/vita-di-san-maurizio-martire/