San Giovanni Eudes – Un Po’ di PANE Spirituale per Camminare in CRISTO mercoledì 19 Agosto 20

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Mercoledì, XX Tempo Ordinario – S. Giovanni Eudes – PRIMA LETTURA Ez 34,1-11 – Dal Salmo 22 (23) – VANGELO Mt 20,1-16

San Giovanni Eudes

Giovanni Eudes, in francese Jean Eudes, è stato un religioso francese, propagatore della devozione ai Sacri Cuori,

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fondatore della Congregazione di Gesù e Maria, dell’Ordine di Nostra Signora della Carità del Rifugio e della Società del Cuore della Madre Ammirabile. Nel 1925 è stato proclamato santo da papa Pio XI.

Riflessione quotidiana per camminare in Cristo: «Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone». Che grande grazia poter lavorare nella vigna del Signore! Che gioia, che onore poter trascorrere le giornate in sua compagnia. Fintanto che i nostri occhi sono fissi su di Lui, il nostro cuore è nella pace. Ma quando essi si fissano sul prossimo, non per condividere la gioia ma per pesare e calcolarne il bene o il male operato, allora ecco che la nostra pace si trasforma in agitazione, la gioia lascia il posto all’invidia, la comunione viene interrotta dal giudizio, ed immancabile affiora il malcontento e si impianta la mormorazione. Quante volte il Vangelo ci riporta litigi tra gli stessi Apostoli, discussioni per stabilire chi fosse il più grande, richieste di posti di onore con conseguenti indignazioni e malumori… come affermano le Scritture: niente di nuovo sotto il sole! (cfr Qo 1,9). Contempliamo dunque questa scena evangelica che Gesù ci propone nel raccontarci la parabola degli operai nella vigna, ma ricordiamoci che in essa vi è un grande insegnamento per noi che è insieme un ammonimento e una esortazione: non distogliere mai gli occhi dal Signore e non volgerli verso il fratello per giudicarlo. Chi lo fa costruisce divisione, semina malcontento, arrivando a giudicare e condannare perfino Dio (come fa Marta in Lc 10,40).

Vangelo (24 gennaio) Oggi si è compiuta questa Scrittura

Pane di oggi: Quale terribile peste è la mormorazione, o Signore, e quan-to infelice è l’uomo che ne diventa schiavo! Allontana dalla mia bocca la parola insipiente, distogli il mio sguardo dalle co-se vane, togli dal mio cuore il giudizio e l’accusa. Sii tu la mia sola felicità. Stare con te sia la mia più alta ricompensa. Godere della tua amicizia e della tua presenza sia non solo l’unica mia brama ma anche l’augurio più bello per ogni mio fratello.
Terrò lontani dalla mia bocca il giudizio e la mormorazione.

fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=110

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