31 Gennaio 2021 IV DOMENICA DEL T. O. ANNO B – San Giovanni Bosco – RIMA LETTURA Dt 18,15-20; – Salmo Sal 94 (95); – SECONDA LETTURA 1Cor 7,32-35; – VANGELO Mc 1,21-28
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
L’uomo, incapace di superare efficacemente da sé gli assalti del male, è come se fosse incatenato (Cf. GS 13)
Gesù è il profeta, l’unico è il vero, suscitato da Dio per condurre a salvezza il suo popolo. Da qui l’autorità con la quale Gesù insegnava, suscitando ammirazione e stupore in chi lo ascoltava senza pregiudizi.
Ecco perché oggi «tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre» (GS 13). Così come tutta «intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno» (GS 37). L’uomo inserito in questa battaglia «deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio» (GS 33). Per stare saldi contro gli assalti del demonio si può fare ricorso all’autorità della Parola di Dio.
… l’uomo è immagine di Dio (Cf. Gen 1,27), trono della sua gloria, tempio della santa Trinità creato «per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e mediante questo salvare l’anima sua» (Ignazio di Loyola). Chi ha il coraggio di essere uomo, e di vivere come tale, ha già vinto Satana!
«Profetare» ha comunque, per Paolo, un significato ben preciso; la profezia infatti consiste sempre in un discorso intellegibile, fatto per costruire e mantenere l’unità della fede nella chiesa (Cf. Rom 12,6), perché il dono della profezia introduce nei misteri di Dio e permette di conoscere i suoi piani (Cf. 1Cor 13,2).
… il Demonio è tuttora vivo ed operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l’incoerenza dell’uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche effetto dell’azione infestatrice ed oscura del Satana, di questo insidiatore dell’equilibrio morale dell’uomo, che San Paolo non esita a chiamare «il dio di questo mondo», in quanto si manifesta come astuto incantatore, che sa insinuarsi nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto all’apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni.
Quello che il demonio può fare col permesso di Dio – Royo Marin (Teologia di perfezione cristiana, 575): 1) Produrre visioni e locuzioni corporali e immaginarie (non quelle intellettuali).2) Falsificare l’estasi. 3) Produrre splendori nel corpo e ardori sensibili nel cuore. Ci sono molti esempi di «incandescenza diabolica».4) Produrre tenerezze e soavità sensibili. 5) Guarire, anche istantaneamente, certe strane malattie prodotte dall’azione diabolica. È chiaro che non si tratta propriamente di guarigione, ma soltanto di una cessazione di azioni lesive e siccome la pretesa malattia era dovuta esclusivamente all’azione di Satana, cessando la causa, scompare istantaneamente anche l’effetto.6) Produrre le stigmate e gli altri fenomeni corporali e sensibili della mistica, tali come i soavi odori, le corone, gli anelli, cc. Nulla di tutto ciò sorpassa, come vedremo, le forze naturali dei demoni. 7) Il demonio non può derogare alle leggi della gravità, però può simulare miracoli di questo genere mediante il concorso invisibile delle sue forze naturali. Si tenga presente per la questione della levitazione: si possono dare levitazioni diaboliche come nel caso di Simon Mago.8) Può sottrarre i corpi alla nostra vista interponendo tra essi e la nostra retina un ostacolo che devia la rifrazione della luce o producendo nel nostro apparato visuale una impressione soggettiva completamente differente da quella che verrebbe dall’oggetto. 9) Può produrre la incombustione di un corpo interponendo un ostacolo invisibile tra esso e il fuoco.In breve, dobbiamo dire che qualunque sia la natura del fenomeno prodotto per mezzo delle forze diaboliche, non sorpasserà mai l’ordine puramente naturale.
fonte – sintesi da: http://radici3.blogspot.com/2021/01/
San Giovanni Bosco, Sacerdote e Fondatore
Giovanni Bosco, al secolo Giovanni Melchiorre Bosco, meglio noto come Don Bosco, nasce il 16 agosto 1815 al Colle dei Becchi, una località presso Castelnuovo d’Asti, ora Castelnuovo Don Bosco. Di famiglia povera si preparò, fra stenti ed ostacoli, lavorando e studiando, alla missione che gli era stata indicata attraverso un sogno fatto all’età di nove anni e confermata più volte in seguito, in modo straordinario.Studiò a Chieri, a pochi chilometri da Torino. Tra le belle chiese di Chieri, Santa Maria della Scala (il duomo) fu la più frequentata da Giovanni Bosco, ogni giorno, mattino e sera. Pregando e riflettendo davanti all’altare della Cappella della Madonna delle Grazie egli decise il suo avvenire.A 19 anni voleva farsi religioso francescano. Informato della decisione, il parroco di Castelnuovo, don Dassano, avvertì Mamma Margherita con queste parole molte esplicite:“Cercate di allontanarlo da questa idea. Voi non siete ricca e siete avanti negli anni. Se vostro figlio va in convento, come potrà aiutarvi nella vostra vecchiaia?”. Mamma Margherita si mise addosso uno scialle nero, scese a Chieri e parlò a Giovanni: “Il parroco è venuto a dirmi che vuoi entrare in convento. Sentimi bene. Io voglio che tu ci pensi e con calma. Quando avrai deciso, segui la tua strada senza guardare in faccia nessuno. La cosa più importante è che tu faccia la volontà del Signore. Il parroco vorrebbe che io ti facessi cambiare idea, perché in avvenire potrei avere bisogno di te. Ma io ti dico. In queste cose tua madre non c’entra. Dio è prima di tutto. Da te io non voglio niente, non mi aspetto niente. Io sono nata povera, sono vissuta povera, e voglio morire povera. Anzi, te lo voglio subito dire: se ti facessi prete e per disgrazia diventassi ricco non metterò mai più piede in casa tua. Ricordatelo bene”.Giovanni Bosco quelle parole non le avrebbe dimenticate mai. Dopo molta preghiera, ed essersi consultato con amici e con il suo confessore Don Giuseppe Cafasso, entrò in seminario per gli studi della teologia. Fu poi ordinato sacerdote a Torino nella chiesa dell’Immacolata Concezione il 5 giugno del 1841.Don Bosco prese con fermezza tre propositi: “Occupare rigorosamente il tempo. Patire, fare, umiliarsi in tutto e sempre quando si tratta di salvare le anime. La carità e la dolcezza di San Francesco di Sales mi guideranno in ogni cosa”.Venuto a Torino, fu subito colpito dallo spettacolo di centinaia di ragazzi e giovani allo sbando, senza guida e lavoro: volle consacrare la sua vita per la loro salvezza.L’8 dicembre 1841, nella chiesa di S. Francesco d’Assisi, ebbe l’incontro con il primo dei moltissimi ragazzi che l’avrebbero conosciuto e seguito: Bartolomeo Garelli. Incomincia così l’opera dell’Oratorio, itinerante al principio, poi dalla Pasqua 1846, nella sua sede stabile a Valdocco, Casa Madre di tutte le opere salesiane.I ragazzi sono già centinaia: studiano e imparano il mestiere nei laboratori che Don Bosco ha costruito per loro. Nella sua opera educativa fu aiutato da sua madre Mamma Margherita, che fece venire dai Becchi, per sostenerlo e perché facesse da mamma a tanti suoi ragazzi che avevano perso i propri genitori.Nel 1859, poi, invita i suoi primi collaboratori ad unirsi a lui nella “Congregazione Salesiana”: rapidamente si moltiplicheranno ovunque oratori, scuole professionali, collegi, centri vocazionali, parrocchie, missioni. Nel 1872 fonda l’“Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice” (FMA) che lavoreranno in svariate opere per la gioventù femminile. Cofondatrice e prima superiora fu Maria Domenica Mazzarello (1837-1881) che verrà proclamata santa il 21 giugno 1951, dal Venerabile Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958). Ma Don Bosco seppe chiamare anche numerosi laici a condividere con i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice la stessa sua ansia educativa.Fin dal 1869 aveva dato inizio alla “Pia Unione dei Cooperatori” che fanno parte a pieno titolo della Famiglia Salesiana e ne vivono lo spirito prodigandosi nel servizio ecclesiale.A 72 anni, sfinito dal lavoro, secondo quanto aveva detto: “Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani”, Don Bosco muore a Torino-Valdocco, all’alba del 31 gennaio 1888, lasciando al suo successore Don Michele Rua (proclamato beato il 29 ottobre 1972 dal Beato Paolo VI), 700 religiosi in 64 case disseminate in 6 paesi.Fu beatificato il 2 giugno 1929 e dichiarato santo da Pio XI (Ambrogio Damiano Achille Ratti, 1922-1939) il 1° aprile 1934, domenica di Pasqua.In seguito, molti altri sono venuti a gettare nei solchi semi di vita: San Domenico Savio, il Beato Don Rua, il Beato Don Rinaldi… affinché il terreno continuasse ed essere fertile, anche dopo Don Bosco. Fonte: www.vangelodelgiorno.org
Alcuni richiami su San Giovanni Bosco
Don Bosco è un vero capolavoro della grazia di Dio. Santi si diventa quando si lascia agire in noi Dio perché formi l’uomo nuovo, lo plasmi, lo trasformi su immagine di Gesù Cristo, suo figlio.
… secondo il motto di san Giuseppe Calasanzio: “Chi prega, fa bene; chi aiuta, fa meglio”. A me – continua il Murialdo – non constano di Don Bosco né prolungate orazioni, né penitenze straordinarie; ma mi consta il lavoro instancabile, incessante per lunga serie di anni in opere di gloria di Dio, con fatiche non interrotte fra croci e contraddizioni di ogni genere, con una calma e tranquillità del tutto unica, e con un risultato per la gloria divina e il bene delle anime del tutto prodigioso».
Beato Giovanni Paolo II -permettetemi questa anticipazione – scrisse nella sua “lettera” richiamata all’inizio: «Mi piace considerare di don Bosco soprattutto il fatto che egli realizza la sua personale santità mediante l’impegno educativo vissuto con zelo e cuore apostolico, e che sa proporre, al tempo stesso, la santità quale meta concreta della sua pedagogia.
Nella prima conferenza che tenne a Torino il 16 maggio 1878, nella chiesa di S. Francesco di Sales, per esempio, indugiò sul tema dell’educazione della gioventù e terminò con l’appassionato appello: «Volete fare una cosa buona? Educate la gioventù. Volete fare una cosa santa? Educate la gioventù. Volete fare una cosa santissima? Educate la gioventù. Volete fare una cosa divina? Educate la gioventù ».
L’amore per i ragazzi, era, dunque, nel Santo, pari all’amore che egli nutriva per Dio. Era innamorato dei ragazzi, perché era profondamente innamorato di Dio. Questo è stato il vero segreto del più grande educatore dei giovani di tutti i tempi.
Alcune massime di san Giovanni Bosco
1. La carità è quella che distingue i figlioli di Dio dai figlioli del demonio e del mondo.
2. Colui che dà buoni consigli ai suoi compagni fa grande opera di carità.
3. Chi vuol vivere da buon cattolico deve guardarsi da quelli che parlano male della religione, dei suoi ministri e specialmente del Papa che è il padre di tutti i cattolici. Dite pur sempre essere un cattivo figlio chi parla male di suo padre.
4. Le cose che sogliono allontanare il giovane dalla virtù sono i cattivi compagni, l’eccesso del bere, l’attaccamento al gioco, l’abitudine al fumare tabacco.
5. Per cattivi compagni s’intendono: quelli che cercano di parlare di cose disoneste, o fanno cose contrarie alla virtù della modestia; che parlano con disprezzo della religione; che vi allontanano dalle funzioni di chiesa o vi invitano a trasgredire i vostri doveri.
6. Fuggite l’ozio e gli oziosi, lavorate secondo il vostro stato; quando siete disoccupati siete in gravissimo pericolo di cadere in peccato. L’oziosità insegna ogni sorta di vizi.
7. Vivete pure nella massima allegria, purché non facciate il peccato.
8. Dovunque vi troviate, mostratevi sempre buoni cristiani e uomini probi.
9. Il più efficace comando di un superiore é il buon esempio ed il precedere i sussidi nell’adempimento dei rispettivi doveri
10. L’esempio delle azioni virtuose vale assai più di un elegante discorso.
11. Cerchiamo di vivere in modo che gli uomini abbiano argomento di parlar bene di noi.
12. Chi cammina coi buoni, coi buoni andrà in paradiso. Fate ogni possibile per dare buon esempio.
fonte – sintesi da: http://radici3.blogspot.com/2021/01/