Sabato, XXXIV Tempo Ordinario – San Giacomo della Marca – PRIMA LETTURA Ap 22,1-7 – Dal Salmo 94 (95) – VANGELO Lc 21,34-36
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «E non vi sarà più maledizione… Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà». Nel regno di Dio, la Gerusalemme celeste, il Paradiso, non vi è più posto per la maledizione. Essa, figlia del demonio, è giunta a noi per il peccato, ma è stata vinta dal Sacrificio del Cristo. La maledizione, inchiodata alla Croce e sconfitta dalla Risurrezione, è destinata a sparire per sempre. Essere di Cristo, appartenere a Dio, significa vivere della sua vittoria; trionfare, nella sua risurrezione, su ogni male, su ogni insidia del Maligno, su ogni frutto del peccato, su ogni conseguenza della concupiscenza della carne e del cuore. Se viviamo in Cristo, crediamo anche che con lui moriremo, risorgeremo e regneremo in eterno. Attendere il regno di Dio, invocare la sua venuta, vegliare e pregare in attesa del suo arrivo è l’atteggiamento cristiano che, dimentico del passato e proteso verso il futuro, getta in Dio ogni affanno e affida a lui ogni speranza. Tale atteggiamento non è alienazione dalla realtà presente, anzi, il pensiero della gioia che ci è posta innanzi ci dona forza e luce perché tutti possano unirsi a noi, già qui in terra, per glorificare Dio con le opere e ricevere la sua grazia.
Pane di oggi: Come posso dire di amarti, Signore, se poi non vivo nel desiderio di unirmi eternamente a te? Se il mio cuore è pieno di Paradiso, come può rattristarmi il pensiero di dover lasciare questo mondo? E se davvero amo il mio prossimo, come non farò di tutto perché tutti possiamo ritrovarci in te? Venendo a te ritroverò i miei cari che mi hanno preceduto e attenderemo insieme, nella preghiera reciproca, di glorificarti eternamente con coloro che giungeranno in seguito: e in te sarà eterna gioia!
Azione: “Paradiso, Paradiso!”, esclamerò di gioia con tutti i santi.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=1
San Giacomo della Marca, nato a Monteprandone (Ascoli Piceno) nel 1394, fu discepolo di san Bernardino da Siena, dal quale ricevette a 22 anni il saio francescano. Come il maestro, anch’egli si diede alla predicazione, in Italia, Polonia, Boemia, Bosnia e in Ungheria dove si recò per ordine del Papa.
La sua vita, dal lato umano, è un romanzo d’avventura. Girò l’Europa e specialmente l’Italia, l’Ungheria, l’Austria, la Boemia e in alcuni paesi fondò pure dei conventi. Ovunque predicò e combatté eresie, sempre obbediente alla volontà del Pontefice, che lo spostava da una regione all’altra. Ma il suo principale campo di lotta fu l’Italia, dove combatté la setta dei « Fraticelli », predicò quaresime, illustrò concili e congressi con la sua presenza e l’autorità della sua parola.
Per più di trent’anni girò per città e villaggi a predicare, mangiando solo un tozzo di pane, poche fave e qualche cipolla che portava sempre con sé nella bisaccia. S. Bernardino gli raccomandava spesso di nutrirsi e lo esortava a mangiare un poco di minestra, ma lui non se ne dava per inteso e continuava a digiunare ogni giorno. Dormiva pochissimo: un paio d’ore per sera e si levava sempre quando gli altri andavano a riposare. Per dieci anni portò il cilicio sulla nuda carne e ogni notte si batteva con la disciplina.Nella vecchiaia fu travagliato da molti mali e acciacchi, tanto che per sei volte gli venne amministrata l’Estrema Unzione. Ma tutto sopportò con rassegnazione e quasi con gioia, per imitare Gesù anche sul Calvario. Edificava sempre chi lo assisteva con la sua umiltà e preghiera.
Nell’obbedienza, che è fonte di tante virtù, troveremo una facile via per il Paradiso.