Giovedì, XX Tempo Ordinario – S. Bernardo – PRIMA LETTURA Ez 36,23-28 – Dal Salmo 50 (51) – VANGELO Mt 22,1-14
Riflessione quotidiana per camminare in Cristo: «Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”». Parlare di abito in questi giorni di ferragosto sembra quasi offensivo, eppure anche questo è Vangelo: non basta accogliere l’invito alla festa e recarsi alla festa, ma bisogna anche avere l’abito della festa. Qualcuno potrebbe obiettare che l’abito non fa il monaco: questo forse vale per i proverbi popolari ma il Vangelo dice altro. Il Vangelo ci parla di modestia, di virtù, di abito consono. Ma in fondo ce lo dice anche la ragione: difficilmente si trova chi va a dormire indossando la muta da subacqueo piuttosto che il pigiama, o non si troverà in un teatro chi entra con infradito e prendisole. La società e il buon costume ci ha abituati ad avere il giusto abito per ogni occasione. Così dovrebbe essere (o almeno lo era) anche per recarsi in Chiesa: è il luogo dove incontro Dio, dove è presente Cristo vivo e vero, la dimora degli angeli, dove sosto in compagnia dei santi… Da sempre il senso del sacro in Chiesa ha richiesto una logica adeguatezza nel vestirsi con morigeratezza. Pantaloncini, scollature e indecenze varie sono la proclamazione più chiara (anche da parte di sacerdoti accondiscendenti) che si è perso il senso del sacro: la Chiesa è solo un’aula più o meno liturgica; la Messa piuttosto che Sacrificio è il banchetto dove stare tutti in allegra compagnia. Se solo capissimo cosa è la Messa e cosa avviene durante il Sacrificio eucaristico, forse anche noi resteremmo come ammutoliti e pieni di vergogna.
Pane di oggi: Ricorda al mio cuore, o Signore, che siamo fatti di carne e spirito: fa’ che possiamo rimanere a godere della festa della tua presenza con un’anima pura e con un corpo adeguato alla sacralità a cui, senza merito, la tua misericordia ci ha chiamati.
Un abito modesto e pudico è anche segno di un’anima pura.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=110
Bernardo …fu padre dell’Ordine Cistercense. L’obbedienza e il bene della Chiesa lo spinsero spesso a lasciare la quiete monastica per dedicarsi alle più gravi questioni politico-religiose del suo tempo. Maestro di guida spirituale ed educatore di generazioni dei santi, lascia nei suoi sermoni di commento alla Bibbia e alla liturgia un eccezionale documento di teologia monastica tendente, più che alla scienza, all’esperienza del mistero. Ispirò un devoto affetto all’umanità di Cristo e alla Vergine Madre.
