Venerdì – NATALE DEL SIGNORE – PRIMA LETTURA Is 52,7-10 – Dal Salmo 97 (98) – SECONDA LETTURA Eb 1,1-6 – VANGELO Gv 1,1-18
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia». Rimaniamo in silenzio, dinanzi al Presepe, contempliamo il Bambinello, la Sacra Famiglia, gli angeli, i pastori: tutto ci parla di semplicità, di povertà, di precarietà. Eppure in quella mangiatoia giace il Creatore e Signore della storia! Durante la sua predicazione, più volte Gesù ci esorta a lasciare ogni cosa, a rinnegare noi stessi, a servire Dio e il prossimo, a spogliarci di ogni cosa, ma sempre e solo per un motivo più alto, per mettere in atto una logica che è propria di Dio. Ce la spiega benissimo san Paolo quando afferma: «quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,10). È solo quando diventiamo servi di tutti che iniziamo a regnare (cfr Mc 10,43-44), è solo quando rimaniamo soli e a terra che iniziamo a germogliare (cfr Gv 12,24). Cosa ci dice il Presepe? Che finché Dio non ha spogliato se stesso e non si è fatto servo non ha realizzato la comunione perfetta con ciascuno di noi; ci dice che fin quanto egli rimaneva in Paradiso, non potevamo toccarlo, incrociare il suo sguardo, sentire la sua voce. Il Natale è la scuola più grande dove il Maestro ci indica l’unica via per essere come lui: finché rimaniamo nelle nostre dimore, finché manteniamo e coltiviamo il nostro stato sociale, finché curiamo i nostri programmi non salveremo nessuno, neanche noi stessi, e non faremo comunione con nessuno. Solo facendoci dono saremo luce, sale, lievito, fermento di vita nuova, pace e comunione.
Pane di oggi: Mio Gesù, tanto Onnipotente quanto Povero! Solo l’Amore poteva ridurti così fragile e bisognoso. E tu non hai tenuto conto della tua divinità: per me ti sei spogliato di tutto, ti sei dato tutto. Da questa Cattedra di paglia mi insegni cos’è l’Amore.
Azione: Sarò cristiano solo quando, come Cristo, saprò farmi dono.
fonte: http://www.madredellaparola.it
La celebrazione liturgica del Natale
Data la grande importanza del Natale, la liturgia dedica ampio spazio alla sua celebrazione cultuale. Il tempo natalizio, infatti, ha inizio con i primi vespri del 24 dicembre, e termina con la domenica del Battesimo di Gesù, dopo un periodo di preparazione con le quattro domeniche di Avvento. Per comprendere meglio il mistero cristiano del Natale, sarebbe opportuno considerare almeno le quattro celebrazioni – quella della vigilia, della notte, dell’aurora e del giorno – come un’unica azione liturgica, in analogia, mutatis mutandis, alla celebrazione del triduo pasquale.
Questo sembra, infatti, il senso teologico più profondo suggerito dalla stessa liturgia, che è il culto ufficiale della Chiesa.
La Chiesa celebra con solennità il Natale, per manifestare il mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio. È questo infatti il senso spirituale più ricorrente, suggerito dalla stessa liturgia: la natura divina e umana di Cristo (messa della vigilia); la nascita storica di Cristo (messa della notte); l’apparizione temporale della sua umiltà (messa dell’aurora); e il ritorno finale all’ultimo giudizio (messa del giorno).
La celebrazione del Natale suscita sempre delle grandi emozioni nel cuore umano, a seconda della maturità di fede di ognuno.
Il senso del Natale oggi
Natale è il mistero dell’Incarnazione, il secondo dei misteri principali del cristianesimo, dopo quello di Dio, Uno e Trino. Misteri opposti, ma profondamente misteri, nel senso che se ne possono affermare l’esistenza per fede, ma senza alcuna possibilità di conoscerli e dimostrarli razionalmente. Sono misteri in sé e per sé!
Natale è il mistero che tiene vivo il dono divino, perché l’uomo possa “indiarsi”, “diventare simile a Dio”. Cristo, infatti, secondo Giovanni Duns Scoto, è il Summum Opus Dei, il Capolavoro di Dio, il Massimo dono di Dio, che tiene legato l’uomo alla sua origine cristica e, quindi, a Dio. Il Natale cristiano è veramente un mistero di fede!
fonte: http://www.santiebeati.it – Autore: P. Giovanni Lauriola ofm