Muhammad Ali, aveva 74 anni ed è stato il pugile più famoso di sempre, oltre che una figura importantissima per la storia americana del secolo scorso

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«Il suo cuore non voleva smettere di battere»

Muhammad Ali, celebre ex pugile americano considerato come uno degli sportivi più famosi di sempre. Ali era stato ricoverato giovedì scorso in un ospedale di Phoenix, in Arizona, per dei problemi respiratori. All’inizio i medici avevano definito non particolarmente preoccupanti le sue condizioni, che però sono peggiorate rapidamente venerdì. La morte è stata confermata in breve tempo da Bob Gunnell, portavoce della famiglia, sarebbe stata causata da uno shock settico collegato a cause naturali non ancora specificate. Una delle figlie di Ali, Hana, ha detto alla stampa che il cuore del padre ha continuato a battere per alcuni minuti, quando invece gli altri organi avevano ormai smesso di funzionare.

Ali era affetto dal morbo di Parkinson, che gli era stato diagnosticato nel 1984, ed era stato ricoverato in ospedale più volte negli ultimi anni: l’ultima nel gennaio 2015 per una grave infezione alle vie urinarie. La sua ultima apparizione in pubblico era stata il 9 aprile scorso ad un evento di beneficenza a Phoenix, dove era sembrato molto indebolito. Ali viveva nell’area di Phoenix con la sua quarta moglie, Lonnie, con cui si era sposato nel 1986. I funerali si terranno venerdì 10 giugno nella sua città natale, Louisville, e verranno celebrati in forma privata. Sabato invece, sempre a Louisville, si terrà una cerimonia pubblica in cui parleranno l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il giornalista televisivo Bryan Gumbel e l’attore Billy Cristal.

La vita di Mohammad Ali

Muhammad Ali era nato a Louisville, in Kentucky, il 17 gennaio 1942 e inizialmente si chiamava Cassius Marcellus Clay. Suo padre dipingeva insegne e murales religiosi, mentre sua madre era una cuoca. Ali aveva un fratello minore, Rudolph: entrambi vennero educati dal padre con gli insegnamenti di Marcus Garvey, un attivista politico afroamericano della prima metà del Novecento. Quando aveva dodici anni, ad Ali rubarono la bici, comprata da poco per 60 dollari: lui denunciò il furto a un poliziotto di nome Joe Martin che trovò per strada, e gli disse che quando avrebbe scoperto il ladro lo avrebbe picchiato. Il poliziotto gestiva anche una palestra di boxe, e suggerì ad Ali di imparare a combattere, prima di affrontare il ladro. Lui lo ascoltò, e Martin fu il suo allenatore per sei anni. Si fece notare in fretta come un ragazzo prodigio della boxe, finendo anche sulla televisione locale. Nel 1960, da dilettante, vinse la medaglia d’oro per i pesi mediomassimi alle Olimpiadi di Roma: fu Martin a convincerlo a partecipare, nonostante Ali avesse molta paura di volare.

Tornato dalle Olimpiadi di Roma firmò un contratto professionistico e si trasferì temporaneamente a Miami per allenarsi. Qui iniziò a frequentare una moschea e a conoscere gli attivisti della Nation of Islam, il movimento musulmano per i diritti dei neri guidato da Malcom X. Si convertì all’islam nel 1964, e cambiò il suo nome da Cassius Clay a Mohammad Ali. Ali fu poi campione del mondo per i pesi massimi dal 1964 al 1967 e dal 1974 al 1978, e divenne famoso anche per il suo rifiuto di combattere nella guerra in Vietnam («non ho niente contro i vietcong, nessuno di loro mi ha mai chiamato negro», disse). Ali venne condannato per essersi rifiutato di arruolarsi, ma lui fece ricorso: gli venne impedito di lasciare il paese e non combatté per tre anni e mezzo, riprendendo le attività solo a 29 anni.

Anni dopo, nel 1974, Ali fu invitato alla Casa Bianca dal presidente Gerald Ford. In quegli anni infatti era definitivamente diventato un’icona e punto di riferimento per gli afroamericani, e in generale era una delle figure più carismatiche della cultura popolare americana. Il suo soprannome era “the Greatest”, il più grande, e ancora oggi è considerato forse lo sportivo più famoso di tutti i tempi. Nel 1981 si ritirò dalle competizioni, tre anni prima che gli venisse diagnosticato il morbo di Parkinson. Dopo il ritiro Ali ha continuato a essere attivo politicamente, compiendo viaggi praticamente da ambasciatore ufficioso degli Stati Uniti in Iraq e in Africa e nel 1996 accese il braciere olimpico delle Olimpiadi di Atlanta. Negli ultimi anni si spostava poco dalla sua casa a Paradise Valley, in Arizona, per via del Parkinson. Viveva con sua moglie Yolanda “Lonnie” Williams, che aveva sposato nel 1986, con la quale aveva adottato un figlio. Ali aveva anche altre due figlie, avute da altre relazioni.

Gli incontri più famosi di Mohammad Ali

Uno dei suoi incontri più celebri fu quello contro Sonny Liston, che si tenne a Lewistone, in Maine, il 25 maggio del 1965. Ali mandò Liston al tappeto colpendolo con un pugno (poi soprannominato “the phantom punch”, il pugno fantasma) e l’incontro terminò dopo un minuto e pochi secondi. Una delle foto di sport più famose di sempre.

ali-evidenza

«Nessuno aveva scommesso su di lui. Era un ragazzetto presuntuoso che aveva vinto l’oro olimpico a Roma, ma al momento dell’incontro non era nemmeno il secondo miglior pugile al mondo. Poteva “danzare” sul ring, poteva schivare bene i colpi, ma tutti erano d’accordo che non avrebbe potuto resistere a un solo pugno di Liston».

fonte:www.ilpost.it

 

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