Mercoledì, XXXIII Tempo Ordinario – Dedicazione Basiliche dei Ss. Pietro e Paolo apostoli – PRIMA LETTURA Ap 4,1-11 – Dal Salmo 150 – VANGELO Lc 19,11-28
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!». La visione che san Giovanni ci descrive nella Prima Lettura ci riporta anzitutto alla visione del profeta Isaìa, dove i Serafini dinanzi al Trono di Dio proclamavano l’uno all’altro: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria» (Is 6,3). Ma tale inno angelico che riempie il Tempio santo del Paradiso ci riporta ad un altro momento altrettanto solenne e misticamente carico di una grazia uni-ca: mi riferisco al momento della Consacrazione durante la Santa Messa. Non è più il momento della richiesta di perdono (Atto penitenziale), della presentazione delle nostre preghiere (Colletta), dell’ascolto della sua Parola o dell’offerta dei nostri doni. Non si tratta di un rapporto intimo e spirituale, ma si entra in un rapporto fisico e reale: nel pane e nel vino è presente, vivo e vero, il Dio fatto carne, l’Agnello immolato per noi, lo stesso e unico Dio che siede col Padre e lo Spirito Santo sul Trono del Paradiso. Se solo riuscissimo a vivere questo mo-mento con la consapevolezza di ciò che è sotto i nostri occhi: non è Dio che viene a noi ma siamo noi che veniamo portati a lui, siamo noi che ci uniamo al coro degli angeli, che proclamiamo la gloria di Dio con le stesse parole dei Serafini. E questo non è una grazia di alcuni, non è solo una volta, ma è per tutti, ad ogni Santa Messa, ogni volta che si rinnova l’unico Sacrificio del Cristo, ogni giorno, sugli altari di tutta la terra!
Pane di oggi: Quanto stupore, quanta grazia e quanta solennità dovrebbe investire il nostro cuore, o Gesù, ogni volta che siamo invitati da te, nella persona del sacerdote, ad unirci al coro degli angeli, a proclamare lo stesso canto di lode. Che tu sia benedetto!
Azione: La Messa sia il centro della mia giornata e della mia vita.
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Si dice che l’illustre Principe degli Apostoli fosse sepolto, subito dopo la morte, nel luogo stesso del martirio, sul colle Vaticano. S. Paolo, decapitato alle Acque Salvie, venne deposto lungo la via Ostiense, fuori le mura di Roma e precisamente ove ora sorge l’attuale e grandiosa basilica in suo onore.
Il pio imperatore Costantino, dopo aver fatto costruire la prima chiesa in Laterano, ne fece fabbricare sette altre a Roma ed un numero maggiore in Italia. La prima delle sette chiese romane, situata sul Colle Vaticano, fu dedicata a S. Pietro; la seconda la fece sorgere lungo la via Ostiense, poco distante dal luogo del martirio di S. Paolo e a lui fu dedicata.
Dopo oltre 11 secoli, l’antica basilica vaticana minacciava di cadere, quando sotto il pontificato di Giulio II nel 1506 fu riedificata secondo l’attuale grandioso disegno e nuovamente consacrata da Papa Urbano VIII il 18 novembre del 1626. I più grandi artisti del tempo, quali Bramante, Raffaello, Michelangelo e Bemini, vi lavorarono. Sotto i suoi altari si conservano le reliquie di un gran numero di Papi martiri e di santi; ma le più preziose sono quelle di S. Pietro, poste sotto un magnifico altare detto della Confessione, su cui solo il Romano Pontefice può celebrare la S. Messa.
La ricchissima basilica di S. Paolo, che il 18 luglio 1823 fu distrutta da un incendio, venne riedificata anche essa con nuovo splendore e riconsacrata con grandissima pompa dal Pontefice Pio IX il 10 dicembre 1854 tra immenso stuolo di cardinali e vescovi convenuti da tutto l’orbe cristiano a Roma per la proclamazione del dogma dell’Immacolata.
La memoria della dedicazione delle basiliche dei Ss. Pietro Paolo apostoli è una nuova occasione, la quarta nel corso dell’anno, per riflettere sulla figura e sull’opera dei due Principi degli apostoli e anche sul culto eccezionale tributato loro nei secoli. Giunti ormai al termine della loro vita, S. Pietro e S. Paolo furono indotti dalle circostanze a tentare un piccolo bilancio di ciò che il Signore aveva operato per mezzo di loro. Scrivendo “a coloro che hanno ricevuto in sorte con la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo”, S. Pietro dichiarava tra l’altro: “credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni, sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose. Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza… Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul suo santo monte” (2Pt 1,13-18).
Da parte sua, S. Paolo confidava al suo “vero figlio nella fede”, S. Timoteo: “Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia, chiamandomi al ministero… così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù… Appunto per questo ho ottenuto misericordia, perchè Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna” (2Tm 1,12-16).
fonte da: http://www.santiebeati.it/dettaglio/30100 – https://www.santodelgiorno.it/dedicazione-delle-basiliche-dei-santi-pietro-e-paolo/