Sale oggi agli onori degli altari, la fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Alla cerimonia, come rappresentante del Papa, il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nel 1883 entrò nella Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Neve a Savona, ma dopo quattro anni dovette rientrare in casa per malattia. Nel 1892 ci riprovò a Como con le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, ma dopo una miracolosa guarigione dalla tubercolosi capì che neppure quello era il posto giusto per lei e tornò ancora una volta nella casa paterna. Qui, però, soffriva molto: oltre a continuare a sentire, forte e chiara dentro di sé, la chiamata del Signore a cui non sapeva più come rispondere, aveva promesso a se stessa di condurre verso Gesù anche suo padre, ormai ateo e per giunta massone.
Una congregazione di amiche per la pelle
La situazione si sblocca con un sogno premonitore: una notte a Clelia appare la città di Viareggio, dove non era mai stata, e capisce che è lì che il Signore vuole mandarla, è lì che dovrà seminare il suo amore per il Cuore di Gesù. Il 24 aprile 1894 si mette in viaggio senza nulla, tranne la fedele amica Elisa a cui si aggiungerà presto anche Giuseppina. Le tre, poco più di un mese dopo, inaugureranno l’istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù in una casa al centro della città messa a disposizione dai Frati Minori che le avevano accolte. Presto le tre suore apriranno una scuola, fedeli alla missione che fu di Santa Maria Alacoque: far conoscere e far amare il Sacro Cuore di Cristo.
La Via del Calvario diventa via amoris
A un certo punto qualcosa si rompe nella vita di Madre Clelia: a causa di una cattiva amministrazione i beni della Congregazione – che aveva acquistato grazie alla cospicua eredità del padre, convertitosi in punto di morte – devono essere venduti e lei, per non accusare il sacerdote incaricato, assume su di sé tutte le colpe della mala gestione. Inizia per lei un lungo periodo di buio: non viene più consultata sulle questioni riguardanti l’Istituto che nel frattempo cambia titolo e vengono pubblicate nuove Costituzioni. Oltre a essere rimossa dal suo incarico di madre superiora, Clelia deve subire il dolore di vedere le sorelle a lei fedeli espulse dall’istituto: è a questo punto che decide di allontanarsi volontariamente. Inizia per lei una vera e propria via del Calvario: l’esilio parte da Torino e tocca Roccagiovine e Marcellina; solo molto più tardi le sarà concesso di rientrare. Ormai vecchia e stanca, Clelia trascorre a Roma gli ultimi due anni della sua vita in una stanzetta molto lontana dal resto della comunità, ma affacciata sulla Cappella. Qui avviene la sua nascita al cielo, il 21 novembre 1930, festa della Presentazione della Beata Vergine Maria, pronunciando le parole: “Signore, vieni… Gesù!”. Aveva saputo trasformare la via dolorosa in via dell’amore, perché pur conoscendo la persecuzione, la calunnia e la diffamazione, rivelò sempre pazienza e abbandono in Dio, certa di non venirne mai delusa.
Caritas Cristi urget nos!
La denominazione che Madre Clelia volle per le sue sorelle – Apostole del Sacro Cuore di Gesù – racconta molto del loro stile, della loro spiritualità e della loro fedeltà al carisma originale. Le religiose, ancora oggi, sono chiamate a vivere in comunione e collaborazione fraterna testimoniando sobrietà e povertà; a operare nel territorio in cooperazione con la Chiesa locale e nella fedeltà al Magistero del Papa; a rendere viva ed efficace la propria azione pastorale; a curare la formazione dei laici affinché diventino anche loro apostoli dell’evangelizzazione; a coltivare l’espansione missionaria ad gentes con un’attenzione particolare verso la povertà, comprese le nuove forme emergenti di povertà sociale. Questo il loro esempio, e attraverso loro quello di Madre Clelia, che sa parlare ancora all’uomo di oggi.
fonte:www.vaticannews.va