Pregare, come ringraziare il Signore…domanda?…che farebbe Gesù al mio posto?

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La preghiera come fonte di Vita Eterna … in questo pellegrinaggio terreno…

Alla fine di questo anno così particolare e unico, il Signore ci dona, una riflessione sulla preghiera… da una sintesi di :“Itinerario verso Dio” di Ignacio Larrañaga.

Può darsi che colui che prega sia afflitto da una piaga ancora aperta e non riesca a cicatrizzarla: può essere un rancore sordo, una frustrazione profonda… Pregando sente, nei momenti d’intimità, che Gesù va amorevolmente sfiorando la ferita con la sua mano di medico meraviglioso, dandole dapprima sollievo e poi sanandola in modo che più non dolga.Non v’è dubbio che l’avversione, il rancore, l’odio… sono come febbre, fuoco, fiamma: ardono e bruciano. Nei momenti di grande concentrazione, chi prega sente che Gesù va gradualmente estinguendo tali fiamme, finché il suo cuore di orante non ne rimanga placato.

Chi prega avverte a poco a poco che il vento di Gesù va spazzando via siffatte nubi e che nell’anima torna infine a brillare il sole in un cielo di nuovo azzurro.

Può anche darsi che l’orante abbia tendenze che lo inquietano, ma che gli sono congenite, nel senso che sono inserite nel tessuto della sua personalità: tendenze di orgoglio, d’irascibilità, di sensualità, di egoismo, di rancore… E a queste tendenze ch’egli dovrà indirizzare Gesù, ed è qui che Gesù dovrà compiere incessanti prodigi di alchimia e di metamorfosi, facendo sì che l’orante possa comportarsi, nelle vicissitudini della vita, non secondo le proprie tendenze naturali, ma secondo il cuore del Maestro: un cuore benigno, sensibile, mansueto e umile.

E così, a poco a poco, anche se con passi vacillanti o che addirittura incontrano resistenza, chi prega lascia spazi liberi e disponibili, perché siano occupati da Gesù; chi prega muore a certi tratti della sua personalità nella misura in cui gli subentra Gesù.

Nella misura in cui uno lascia spazi vuoti per Gesù, cercando di essere umile e di mortificarsi nei suoi lati negativi, non sarà più lui a vivere, ma a vivere e regnare in ogni suo ambito sarà Gesù.

Tutto il programma di vita si riduce a questa domanda: che farebbe Gesù al mio posto?

questa breve domanda, conficcata come una spina nel suo pensiero e nel suo cuore, ripetendola a se stesso in ogni nuova circostanza quotidiana, egli disporrebbe — garantito — di un piano accelerato ed efficace di santificazione cristificante. 

Come guarderebbe Gesù questa persona francamente antipatica? Cercherò di mettere da parte la mia vecchia ruggine nei suoi confronti e penserò, sul momento, che io non sono più io, ma che io «sono» Gesù, e la guarderò con gli occhi di Gesù, con quello sguardo che scaturiva da un cuore dolce e benevolo… Questa persona antipatica diventerà allora ai miei occhi una persona incantevole.

Se Gesù fosse al mio posto, come reagirebbe a quest’infamia che mi è stata fatta? Meditando vendetta? Gesù non si vendica. Ma sa perdonare settanta volte sette, rendere bene per male, offrire l’altra guancia e amare il nemico, ciò che è, nelle leggi del cuore, il capovolgimento più arduo di tutti. Ebbene, cercherei anch’io di agire, se non in grado eroico, almeno nel modo più rassomigliante possibile allo stile di Gesù.

Davanti agli occhi non abbiamo altra via, né altro modello che Gesù Cristo, quel Gesù i cui soli prediletti furono i poveri, che fu amico di pubblicani e di peccatori, che fu delicato e attento con gli amici, e affabile con le donne, sincero e verace con amici e nemici, che ebbe preferenze, ma non esclusivismi e che, al di sopra tutto, una sola cosa coltivò nel corso della sua carriera fugace e vertiginosa: l’amore.
Ecco qui il programma di santificazione cristificante: sentire come Gesù sentiva, pensare come Gesù pensava, parlare come Gesù parlava, amare come Gesù amava, calcando sempre le sue orme.

Se ci poniamo questa semplice domanda: «Che farebbe Gesù al mio posto?», applicandola con insistenza e ostinazione nelle diverse circostanze della giornata, anzi di ogni momento, s’accorgerà, in capo a due o tre anni, quanto difficile sarà persino a lui stesso di riconoscersi, tanto la sua vita sarà cambiata.

Tutta la vita con Dio, tutta l’attività di orazione è indirizzata a quanto segue, che è poi ciò che la giustifica: rinnovare in noi stessi i sentimenti, le attitudini e le reazioni, i riflessi mentali e vitali, la scala dei valori, i criteri di vita e, infine, la condotta generale di Gesù Cristo.

Fonte: “Itinerario verso Dio” di Ignacio Larrañaga.

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