Martedì, Feria di Avvento – San Francesca S. Cabrini – PRIMA LETTURA 1Sam 1,24-28 – 1Sam 2,1.4-8 – VANGELO Lc 1,46-55
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore». La lode infonde gioia al cuore. Affermare le meraviglie di Dio nella nostra vita è una medicina certa contro ogni angoscia, una infusione di speranza che dona pace al cuore. È vera gioia quando, riconoscendo il nostro nulla, dichiariamo che Dio è il nostro tutto. È il Magnificat di Maria: più ella si vede umile, debole, povera e più si riconosce piena di ogni grazia, al punto da profetizzare che tutte le generazioni daranno gloria a Dio per lei, chiamandola “beata”. Come possiamo contemplare le meraviglie di Dio in noi e in ogni creatura e rimanere nella tristezza, indugiare nel pianto e lasciarci avvolgere dalla disperazione? Più ci apriamo alla lode e più ci rivestiamo di luce; più ci apriamo al giubilo e più la nostra vita danza al ritmo della Provvidenza. Non è poesia, ma realtà! E Maria lo sperimenterà con fedeltà anche ai piedi della Croce: chi si abbandona in Dio sa che egli è oltre ogni ostacolo. Questo è il fondamento irremovibile della gioia cristiana, questo il canto dei redenti, questa la danza dei figli di Dio. Le luci, le musiche, i regali, i dolci… ogni cosa a Natale ci parla di questa festa, la festa di chi in Cristo ha ricevuto ogni bene, la festa di chi magnifica il Signore perché solo il suo amore è per sempre.
Pane di oggi: Benedetta la casa di Zaccarìa, le cui mura hanno vibrato al suono delle tue parole, o Maria. Benedetta Elisabetta che ha potuto contemplare il tuo sguardo mentre innalzavi a Dio il tuo Magnificat. Benedetta tu fra le donne, la più piccola eppure la più grande, insignificante agli occhi del mondo eppur capace di attirare lo sguardo dell’Altissimo. Tu nostro vanto, nostra gioia, certa speranza, sostegno infallibile, Regina del mondo.
Azione: Imiterò l’umiltà di Maria innalzando inni al Dio della gioia.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=1
Tra il 1901 e il 1913 emigrarono in America ben quasi cinque milioni di italiani, di cui oltre tre milioni provenivano dal meridione. Un vero morbo sociale, un salasso, come lo hanno definito parecchi politici e sociologi. Accanto ai drammi che l’emigrazione ebbe a suscitare, merita ricordare una santa italiana, festeggiata il 22 dicembre, che a questo fenomeno guardò con gli occhi umanissimi di donna, di cristiana, meritando così il titolo di “madre degli emigranti”: Santa Francesca Saverio Cabrini.
Nata a Sant’Angelo Lodigiano il 15 luglio 1850 e rimasta orfana di padre e di madre, Francesca desiderava chiudersi in convento, ma non fu accettata a causa della sua salute malferma. Accettò allora l’incarico di accudire un orfanotrofio, affidatole dal parroco di Codogno. Da poco diplomata maestra, la ragazza fece ben di più: convinse alcune compagne ad unirsi a lei, costituendo il primo nucleo delle Suore missionarie del Sacro Cuore; era il 1880.
Ispirandosi al grande San Francesco Saverio, sognava di salpare per la Cina, ma il Papa le indicò quale luogo di missione l’America, dove migliaia e migliaia di emigranti italiani vivevano in drammatiche e disumane condizioni. Anche lei nella prima delle sue ventiquattro traversate oceaniche condivise i disagi e le incertezze dei nostri compatrioti, poi con straordinario coraggio affrontò la metropoli di New York, badando agli orfani e agli ammalati, costruendo case, scuole e un grande ospedale. Passò poi a Chicago, quindi in California, onde allargare ancora la sua opera in tutta l’America, sino all’Argentina.
A chi si congratulava con lei per l’evidente successo di cotante opere, Madre Cabrini soleva rispondere in sincera umiltà: “Tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore?”.
La morte la colse in piena attività durante l’ennesimo viaggio a Chicago il 22 dicembre 1917. Il suo corpo venne trionfalmente traslato a New York presso la chiesa annessa alla “Mother Cabrini High School”, perché fosse vicino ai suoi “figli”. Nei suoi quaderni di viaggio aveva scritto “Oggi è tempo che l’amore non sia nascosto, ma diventi operoso, vivo e vero”.
Papa Pio XII l’ha canonizzata nel 1946. Nelle diocesi di Milano e di Lodi la sua memoria si celebra il 13 novembre.
fonte: www.santiebeati.it , Autore: Fabio Arduino