Lunedì, Feria di Avvento – San Pietro Canisio – PRIMA LETTURA Ct 2,8-14 – Dal Salmo 32 (33) – VANGELO Lc 1,39-45
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo». Anche oggi la Liturgia della Parola ci suggerisce un motivo di gioia: l’ascolto. La Prima lettura ci riporta la gioia della sposa alla voce dello sposo: «Una voce! L’amato mio! Eccolo». Il Vangelo registra la gioia del Batti-sta alla voce di Maria, come attestato da Elisabetta. Sentire la voce è preludio alla visione del volto. Sentire una voce indica attenzione, apertura, desiderio. Riconoscere una voce indica vicinanza, attesa, confidenza. Siamo ormai alle porte del Natale, non vediamo ancora il volto del Bambinello ma ne sentiamo ormai la voce. Quante volte veniamo a contatto con voci che ci indicano una presenza più grande: la voce del prossimo che ci indica la presenza di Dio in lui; la voce della Chiesa che ci parla della fedeltà di Dio; la voce della Sacra Scrittura attraverso cui si manifesta a noi il Cuore di Dio, la sua volontà, i suoi sen-timenti. Mettiamoci in ascolto, lasciamoci raggiungere dalla voce di Dio che spesso ci perviene, come durante la Visitazione, attraverso la voce di chi lo porta nascosto agli occhi del mondo. Lo riconosceremo dalla gioia che avvertiremo in noi nell’udirlo. E portando Dio nel mondo, egli donerà gioia attraverso la nostra presenza, la nostra voce, il nostro saluto.
Pane di oggi:La Visitazione alla tua parente Elisabetta, o Maria, è stata il primo cammino del Messia per le strade del mondo. Il tuo grembo, tabernacolo purissimo, porta il Dio fatto carne. Il Creatore di tutto, ancora nascosto alla vista degli occhi, inonda già di luce ogni cuore. La tua voce, o Madre, vibra di pace, muove i cuori alla gioia. Vieni anche nella mia casa, o Vergine bella, porta il tuo Figlio, perché mi raggiunga la divina benedizione.
Azione: Accoglierò Maria in me perché il suo Figlio sia la mia gioia.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=1
È un degno figlio di S. Ignazio di Loyola, destinato da Dio a risplendere di luce vivissima nella Germania, nel tempo in cui Lutero si ribellava alla Chiesa, seminando la zizzania infernale dell’eresia protestante.
Nacque Pietro a Nimega in Olanda l’8 maggio del 1521, da Giacomo ed Egidia Houweningen, pii e nobili signori. Ancora piccolo, dimostrava la sua inclinazione alla pietà imitando le cerimonie sacre. Fatto più grandicello, il padre per dargli una formazione più completa, lo mandò all’università cattolica di Colonia, ove progredì rapidamente negli studi, ma specialmente nella via della santità.
Quivi s’incontrò con l’uomo che lo consigliò ad entrare nella Compagnia di Gesù, il B. Pietro Fabro, uno dei confondatori della medesima.
Molto lottò e molto soffrì per seguire la sua vocazione, ma la sua costanza fu coronata brillantemente. Pietro fu uno dei primi figli di S. Ignazio, ma un figlio preziosissimo : fondò vari collegi, fu provinciale di Germania, partecipò a tre Congregazioni Generali, intervenne al Concilio Tridentino ed ebbe altri delicati uffici che disimpegnò sapientemente. Conquistò e formò altri degnissimi figli al nuovo ordine. Dotato del dono della sacra eloquenza, ed assistito dalla divina grazia, illuminava le menti, toccava i cuori e muoveva le volontà nella via della giustizia, operando prodigi di grazia; per parecchi anni fu il predicatore della Cattedrale di Vienna e tenne innumerevoli missioni in altre città; fu il difensore della dottrina cattolica in cinque congressi contro gli errori di Lutero.
Monumenti preziosi del Canisio sono i molteplici suoi scritti, tra i quali primeggia il « Catechismo », opera latina che godette dell’universale ammirazione e presto si divulgò e fu adottata in tutto il mondo cattolico. In essa sono esposte in forma facile e chiara le prime verità cristiane, e si difende strenuamente la morale cattolica contro gli assalti dei novatori.
Il filo d’oro che raccolse e radunò tanta forza e tanta attività in quest’uomo santo, che lo rese così attivo, fu il suo spirito di orazione: questo era l’anima del suo apostolato. Egli è maestro di vita interiore. Questa sua vita d’unione divina culmina colla visione del S. Cuore, avuta nella Basilica Vaticana.
Grandemente onorato da principi, da uomini chiarissimi per santità e da quattro Sommi Pontefici, sentiva così bassamente di sé, da reputarsi l’ultimo di tutti. Ricusò tre volte il vescovado viennese. Ossequientissimo ai suoi superiori, ad un loro cenno era pronto a lasciare o intraprendere tutto, anche con pericolo della salute e della vita. Colla volontaria mortificazione di sè custodì sempre la castità. Morì il 21 dicembre 1597.
Avendo con la sua penna servito degnamente la S. Chiesa, questa lo premiò coll’aureola di Dottore.
fonte: https://www.santodelgiorno.it