Domenica, III di Avvento – Santa Lucia – PRIMA LETTURA Is 61,1-2.10-11 – SALMO RESPONSORIALE Lc 1,46-50.53-54 – SALMO RESPONSORIALE Lc 1,46-50.53-54 – VANGELO Gv 1,6-8.19-28
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie». Siamo giunti alla terza Domenica di Avvento, tradizionalmente dedicata alla gioia per la venuta ormai prossima del Signore. La gioia è una delle caratteristiche del cristiano: non possiamo credere in un Dio che è amore e non sentire in noi la gioia che sgorga da tale certezza! Essere seguaci di colui che ha sconfitto il peccato e la morte ci induce a testimoniare al mondo con gioia la vittoria dei figli di Dio. Il mondo deve riconoscere i cristiani anzitutto per la gioia del loro sguardo: siamo figli di un Dio che è Provvidenza, che è Fedele, che non ci abbandona mai. Il Tempo di Avvento non è possibilità ma certezza che il nostro Dio è l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Prendere coscienza del proprio peccato non è piangersi addosso ma dare gloria a colui che salva e perdona. In ogni occasione abbiamo infiniti motivi per innalzare lodi e ringraziamenti. Ecco perché non c’è spazio, in un cristiano, per la tristezza, per gli scrupoli, per i rimpianti: abbiamo Dio e questo ci basta. Se anche perdessimo tutto, compreso la salute, l’affetto dei cari, la dignità sociale… finché abbiamo Dio, abbiamo tutto. Se anche dovesse rimanerci soltanto Dio, abbiamo tutto ciò che ci serve: il resto è destinato a passare. Solo Dio è per sempre. Andiamo con gioia incontro all’Amore che viene.
Pane di oggi: Vieni, Signore Gesù, il mio cuore ti attende. Sazia ogni mia fame e sete di giustizia, perché tu solo sei il Giusto e il Santo. Vieni e liberami da ogni laccio di tenebra e di peccato, perché tu solo sei il Redentore. Vieni e guarisci ogni mia ferita nel corpo e nello spirito, perché tu solo sei salvezza piena e duratura. Vieni, mia gioia, mia speranza, unica certezza della mia vita.
Azione: Testimonierò la mia fede in Dio diffondendo gioia e amore.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=1
Lucia nacque a Siracusa verso la fine del III secolo, da una nobile famiglia cristiana. Sin da fanciulla, si consacrò segretamente a Dio con voto di perpetua verginità, ma – secondo le consuetudini dell’epoca – venne promessa in sposa a un pretendente, invaghito per la sua straordinaria bellezza.
Un giorno Lucia propose alla madre, di nome Eutichia, di recarsi insieme a lei in pellegrinaggio nella vicina città di Catania, presso il sepolcro dell’illustre vergine martire Sant’Agata, per domandare a Dio la grazia della guarigione della stessa Eutichia, da molto tempo gravemente ammalata.
Giunte in quel luogo il 5 febbraio dell’anno 301, pregarono intensamente fino alle lacrime implorando il miracolo. Lucia consigliò alla madre di toccare con fede la tomba della santa patrona di Catania, confidando nella sua sicura intercessione presso il Signore. Ed ecco, Sant’Agata apparve in visione a Lucia dicendole: “Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che, per la tua fede, ella è già guarita! E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.
Subito dopo la visione, Eutichia constatò l’effettiva avvenuta guarigione miracolosa, e Lucia decise di rivelare alla madre il proprio desiderio di donare tutta la propria vita a Dio, rinunciando a uno sposo terreno ed elargendo tutte le proprie ricchezze ai poveri, per amore di Cristo.
Così Lucia da ricca che era si fece povera, e per circa tre anni si dedicò senza interruzione alle opere di misericordia d’ogni genere, a vantaggio dei poveri, degli orfani, delle vedove, degli infermi e dei ministri della Chiesa di Dio.
Ma colui che l’aveva pretesa come sposa, si vendicò del rifiuto denunciando Lucia al locale tribunale dell’impero romano, con l’accusa che ella fosse “cristianissima” (sic), poiché infieriva la crudele persecuzione anti-cristiana dell’imperatore Diocleziano.
Arrestata, rifiutò con coraggiosa fermezza di sacrificare agli déi pagani, e quindi venne processata dal magistrato Pascasio. Ella rispose senza timore, quasi esclusivamente citando la Sacra Scrittura. Il testo dell’interrogatorio è un vero capolavoro di ricorso alla parola biblica. Per giustificare la propria obiezione di coscienza contro l’ordine di sacrificare agli déi, Lucia citò l’epistola dell’apostolo Giacomo: “Sacrificio puro presso Dio è soccorrere i poveri, gli orfani e le vedove. Per tre anni ho offerto tutto al mio Dio. Ora non ho più nulla, e offro me stessa”. Per testimoniare la sua serena fortezza dinanzi al magistrato, citò l’evangelista Matteo: “Sono la serva del Dio eterno, il quale ha detto: quando sarete trascinati dai giudici, non preoccupatevi di cosa dire, perché non sarete voi a parlare, ma parlerà in voi lo Spirito Santo”. Per confermare il sostegno da lei trovato nello Spirito Santo, citò la seconda lettera di Paolo ai corinzi: “Coloro che vivono in santità e castità sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi”. Per affermare che era la potenza di Dio a proteggerla dalle minacce di violenza che la circondavano, citò il salmista: “Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma nulla ti potrà colpire”.
Rimasta miracolosamente illesa da crudeli supplizi, profetizzò l’imminente fine delle persecuzioni di Diocleziano e la pace per la Chiesa, dopo di che morì con un colpo di spada in gola e venne devotamente sepolta nelle grandi catacombe cristiane della sua Siracusa. Era il 13 dicembre dell’anno 304. Da allora, il suo culto si diffuse ben presto in tutta la Chiesa, e ancora oggi Santa Lucia è certamente tra i santi più popolari, più amati e più venerati nel mondo.
fonte: http://www.santiebeati.it Carlo Fatuzzo