Venerdì, II di Avvento – San Damaso – PRIMA LETTURA Is 48,17-19 – Dal Salmo 1 – VANGELO Mt 11,16-19
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!». Il rimprovero di Gesù è rivolto, oggi, a ciascuno di noi. Da una parte invochiamo Cristo, la sua venuta, la sua presenza, la sua azione, ma poi rimaniamo spesso tristi e delusi, pronti a fare di testa nostra. “Non siamo mai contenti. Se qualcuno ci propone una vita di fede rigorosa e ascetica, basata sulla penitenza e la mortificazione, la fuggiamo perché la crediamo insostenibile e cupa. Se, invece, qualcuno mette l’accento sull’aspetto più gioioso della fede, la consideriamo troppo semplice e poco seria. Così è accaduto con Gesù, accusato di essere un mangione e un beone e di frequentare pessime compagnie. Ma anche Giovanni Battista era stato duramente criticato per la sua condotta di vita troppo austera… Ma cosa vogliamo veramente? Forse, dobbiamo ammetterlo, non lo sappiamo nemmeno noi. Vorremmo avere dei risultati senza faticare. Vorremmo essere graditi a Dio ma siamo molto più preoccupati di essere graditi agli uomini. Vorremmo essere santi ma senza convertirci. E avere una vita che fili via liscia senza problemi, facendo di Dio una specie di assicuratore. Smettiamola di fare come i bambini, prendiamo sul serio questo Dio che, solo, ci prende davvero sul serio. Il problema è che non abbiamo davvero il coraggio di convertirci per accogliere l’inaudito di Dio!” (P. Curtaz).
Pane di oggi: Quanto è triste una vita insoddisfatta. E quanta gente insoddisfatta si aggira intorno a noi, Signore. E forse anche noi stessi lo siamo. Apri il nostro cuore alla lode, alla gratitudine, all’ascolto della tua parola. Donaci la consapevolezza che solo dimorando nella tua volontà possiamo avere la pace nel cuore.
Azione: Meno lamenti e più ascolto: solo così possiamo avere pace.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=1
Quella del IV secolo era una Chiesa impegnata in un enorme sforzo di definizione della propria identità, sia per quanto riguarda il contenuto autentico del Credo che nella determinazione del suo ruolo pubblico sociale. Dopo la pace costantiniana, infatti, la fede cristiana non era più una realtà da nascondere e il culto poteva avvenire alla luce del sole. In questo contesto si inserisce l’opera di papa Damaso I, eletto nel 366 dopo un duro scontro tra fazioni opposte. Il nuovo Pontefice era di origini spagnole, ma nato a Roma, e si dedicò a consolidare il primato della sede petrina, oltre che a ridurre la portata delle eresie. La sua opera più preziosa fu la conservazione delle catacombe e la promozione della memoria dei martiri romani.
Molto noti di lui sono i cosiddetti Carmina che si leggono nelle Catacombe sulle tombe dei Martiri. Ne scrisse molti e bellissimi, per cui è ritenuto celeberrimo poeta, e se ora conosciamo il nome e qualche cosa della vita di tanti martiri lo si deve a papa Damaso. Per la sua pietà fu riputato l’ornamento e la gloria di Roma, e S. Girolamo lo chiama Virgo Virginis Ecclesiae Doctor, cioè vergine dottore della Chiesa Vergine. Morì nel 384 in età di 80 anni.
fonte: www.santiebeati.it