Mercoledì, XXXI Tempo Ordinario – San Carlo Borromeo – PRIMA LETTURA Fil 2,12-18 – Dal Salmo 26 (27) – VANGELO Lc 14,25-33
Riflessione quotidiana al Vangelo per camminare in Cristo: «Fate tutto senza mormorare… risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita». Il Signore ci chiama ad essere nella sua luce, per portare la luce al mondo; dimorare nella luce per risplendere come lampada posta in alto. Ma cosa significa dimorare nella luce, aprirsi alla luce, vivere nella luce di Dio? Principalmente significa mettersi in ascolto della sua Parola, come ci ricorda il salmista: «Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino». Perché la Parola di Dio diventi luce in noi bisogna imparare ad incontrarla, leggerla, ascoltarla, meditarla, ma sopratutto a comprenderla alla scuola dello Spirito Santo: è lui che ispira la parola umana rendendola Parola di Dio, ed è lui che fa sì che essa giunga a noi non come parola di uomini ma come Parola di Dio che opera in coloro che credono (cfr 1Tss 2,13). Perché l’anima impari ad essere illuminata dalla Parola di Dio, occorre che la mente faccia tacere le parole umane, specialmente quelle superflue, quelle che creano rumore e disordine. Ecco perché l’Apostolo ci esorta a non mormorare. Come Marta, se mormoriamo non ascolteremo le Parole del Maestro e finiremo per cadere nel peccato. Come gli Ebrei, se mormoriamo contro Dio e contro il prossimo non giungeremo mai alla gioia della Terra promessa.
Pane di oggi: Quanta grazia sprechiamo, Signore, a motivo delle tante inutili e dannose parole che riempiono la nostra mente, lasciandoci nelle tenebre delle nostre passioni, delle nostre rabbie, delle nostre ferite! Quanta luce vuoi donarci, invece, con la tua Parola che è gioia, che è sapienza, è redenzione, che opera efficacemente, che è utile a costruire e a creare comunione, a vivere nella virtù e a indirizzare i nostri passi verso la pace.
Azione: Piuttosto che di mormorazioni, mi nutrirò di Parola di Dio.
fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=1
Poco più che ventenne fu creato cardinal segretario del Papa ed in seguito fatto arcivescovo di Milano. Come segretario lavorò con zelo indefesso per il Concilio di Trento, e poi per la pratica attuazione dei decreti di quel concilio.
Sapeva che il mezzo migliore per riformare il popolo era quello di formare dei buoni sacerdoti, ed a questo scopo, seguendo le norme del concilio, fondò diversi seminari ed istituì la Congregazione degli Oblati.
Infiammato dal suo zelo apostolico percorse più volte la sua vasta archidiocesi per le visite pastorali.