Un Po’ di PANE Spirituale per Camminare in CRISTO venerdì 26 Giugno 20

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Venerdì, XII Tempo Ordinario – S. Josemaria Escrivá – PRIMA LETTURA 2Re 25,1-12 – Dal Salmo 136 (137) – VANGELO Mt 8,1-14

Riflessione quotidiana per camminare in Cristo: «Lo voglio: sii purificato! … Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta». La lebbra è una malattia che deforma, abbruttisce, contagia, fa soffrire e porta alla morte. E quale peggiore lebbra è per noi il nostro peccato? Esso deforma la nostra bellezza divina con cui siamo stati creati; ci abbruttisce perché rende tenebroso il nostro sguardo interiore; contagia con la cattiva testimonianza, perché il peccato per quanto nascosto da mille bende, prima o poi emerge in tutto il suo squallore; fa soffrire, perché acceca l’anima, rende schiavi dei vizi, rovina i rapporti sociali (ira, orgoglio, invidia…); e infine conduce alla morte, staccandoci dalla comunione con Dio e con i fratelli, isolandoci, facendoci imputridire in noi stessi. Il Vangelo ci mostra tre semplici pas-saggi per risolvere questa penosa situazione. Anzitutto prendere coscienza del proprio peccato: un buon esame di coscienza! Renderci consapevoli che abbiamo bisogno di Gesù. Ed eccoci al secondo passaggio: andare a lui chiedendo luce, pace, guarigione, liberazione, vita. Cristo ci dona il suo Santo Spirito che ci spinge alla compunzione e al dolore dei peccati. Ed eccoci all’ultimo passaggio: Gesù ci invia dal sacerdote. È il grande dono della Misericordia, il Sacramento della riconciliazione. Nel segreto del Sacramento, veniamo guariti, riconciliati. Rimane di presentare l’offerta: è la penitenza riparatrice che ci viene assegnata dal sacerdote al termine della Confessione.
Pane di oggi: Mio buon Gesù, quanto conforto è per il mio cuore malato il sapere che tu vuoi guarirmi: mi vuoi sano, bello, gioioso. Mi vuoi luce e sale per il mondo. Oh Gesù, donami di confessarmi bene e di fuggire dal peccato come dalla peggiore lebbra.
Fuggirò il peccato pensando al gran danno che esso procura.

fonte: http://www.madredellaparola.it/?page_id=110

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