Come combattere la povertà… Alla luce della mia esperienza missionaria, come osservatore di quanto sta avvenendo sul palcoscenico della storia contemporanea, sono giunto a queste conclusioni. Considerato: 1) che nelle periferie del mondo (geografiche ed esistenziali) la povertà è determinata in gran parte dall’architettura debitoria (cioè generatrice di debito) dell’economia mondiale;
2) che la speculazione finanziaria ha preso il sopravvento sull’economia reale, determinando situazioni di grave sofferenza nei paesi del Sud del mondo come la crescita del cosiddetto debito aggregato, vale a dire quello dei governi, delle imprese e delle famiglie;
3) lo strapotere dello “shadow banking” mondiale, vale a dire il sistema bancario occulto, composto da tutte le transazioni finanziarie fatte fuori dalle regolari operazioni bancarie, dunque, rigorosamente “over the counter” (otc), con conseguenti shock debitori nei paesi poveri;
4) il passaggio, nel corso degli ultimi dieci anni dai cosiddetti creditori ufficiali (come i governi, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e la Banca Africana per lo Sviluppo) alle fonti private di credito (banche, fondi di investimento, fondi di private equity), con la conseguente finanziarizzazione del debito;
5) che il valore delle commodity nei paesi del Sud del mondo (materie prime, fonti energetiche in primis) è fortemente condizionato dalla speculazione finanziaria internazionale, dalle fluttuazioni incontrollate dei mercati monetari e dalle regole del commercio internazionale svantaggiose, le quali inevitabilmente acuiscono la crisi debitoria;
6) che nonostante la crescita del pil in molti paesi in via di sviluppo (come quelli dell’Africa Subsahariana), il suo valore assoluto risulta essere ancora basso rispetto a quello dei paesi industrializzati, con la conseguente richiesta di privatizzazioni degli assets strategici da parte dei creditori internazionali;
7) che, dunque, i suddetti investimenti, sotto forma di prestiti, continuano a essere alla prova dei fatti, ad usura e dovrebbero essere riconosciuti illegittimi;
8) che si tratta di ripetute violazioni dei principi generali del diritto, essendo all’insegna della “deregulation”, cioè di un mercato “senza regole”, determinando situazioni vessatorie in cui sono gravemente violati i diritti dei popoli..
Sarebbe pertanto giunto il momento, dal mio modesto punto di vista, che la Politica con la “P” maiuscola uscisse dal letargo, altrimenti le nostre lacrime di fronte al fenomeno migratorio, continueranno ad essere “lacrime da coccodrillo”.
fonte: Giulio Albanese pagina fb