Giulio Albanese “Rifugiati, perdonate la chiusura delle nostre società”

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«Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società». Sono le parole che Papa Francesco ha rivolto in un videomessaggio ai rifugiati assistiti dal Centro Astalli dei gesuiti, a Roma, in occasione del 35° anniversario della fondazione del centro nato dalla «visione profetica» di padre Arrupe.                              Ricordando i 35 anni del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia, il Papa afferma che si tratta di «un’attività che è stata prima di tutto un camminare insieme, come un unico popolo.         E questo è bello e giusto! Occorre continuare con coraggio: “Ero forestiero e mi avete accolto”. Ero forestiero… Ognuno di voi, rifugiati che bussate alle nostre porte ha il volto di Dio, è carne di Cristo».                                                                                                    «La vostra esperienza di dolore e di speranza – ha continuato Francesco – ci ricorda che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito. Chi come voi è fuggito dalla propria terra a causa dell’oppressione, della guerra, di una natura sfigurata dall’inquinamento e dalla desertificazione, o dell’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, è un fratello con cui dividere il pane, la casa, la vita».

«Troppe volte non vi abbiamo accolto! – ha detto il Papa – Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in un bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità».                                                           «Ero forestiero e mi avete accolto – ha concluso Francesco – Sì, il Centro Astalli è esempio concreto e quotidiano di questa accoglienza nata dalla visione profetica del padre Pedro Arrupe. È stato il suo canto del cigno, in un centro di rifugiati in Asia. Grazie a voi tutti, donne e uomini, laici e religiosi, operatori e volontari, perché mostrate nei fatti che se si cammina insieme la strada fa meno paura. Vi incoraggio a continuare. Trentacinque anni sono solo l’inizio di un percorso che si fa sempre più necessario, unica via per una convivenza riconciliata. Siate sempre testimoni della bellezza dell’incontro. Aiutate la nostra società ad ascoltare la voce dei rifugiati. Continuate a camminare con coraggio al loro fianco, accompagnateli e fatevi anche guidare da loro: i rifugiati conoscono le vie che portano alla pace perché conoscono l’odore acre della guerra».

fonte:www.lastampa.it

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