Il territorio pugliese risente, inoltre, degli effetti dei centri sismici del matese, del beneventano e dell’alta Irpinia, aree nelle quali si sono verificati alcuni dei maggiori terremoti della storia sismica italiana, e di quelli della regione ellenica e del Mar Egeo. Il terremoto più significativo per l’area garganica è certamente quello del 30 luglio 1627, per la ricca bibliografia e documentazione esistente. In occasione di questo terremoto furono pubblicati i primi esempi di carta macrosismica, con la rappresentazione degli effetti distinti in 4 gradi. Altri significativi terremoti della zona sono avvenuti nel 1646 (Intensità IX-X), nel 1223 (IX), nel 1414 (VIII-IX) e nel 1875 (VII-VIII). Più recentemente, due terremoti con caratteristiche di elevata intensità sono avvenuti il 30 Settembre 1995, con Magnitudo di 5.2 e il 29 Maggio 2006 con Magnitudo di 4,9.
Non si può spiegare la sismicità del Gargano senza considerare alcuni cenni sulla geologia del territorio.
La storia del Gargano inizia all’incirca 160 milioni di anni fa quando, nel periodo Giurassico, si depositarono le rocce più antiche che ancora oggi sono visibili in affioramento. A dire il vero, informazioni su rocce ancora più antiche di queste provengono dai pozzi esplorativi per la ricerca di idrocarburi (Agip, Conoco) effettuati negli ultimi decenni in varie parti del Gargano e da un piccolo affioramento, ormai famoso in tutto il mondo, visibile alla Punta delle Pietre Nere, nei pressi di Marina di Lesina. All’epoca, tutta l’area oggi occupata dall’Italia meridionale era un susseguirsi di aree di mare poco profondo, in cui si depositavano sabbie e fanghi carbonatici spesso bordati da scogliere coralline, chiamate dai geologi piattaforme carbonatiche; in alcune zone del Gargano la presenza di rocce che contengono al loro interno fossili di coralli indicano che questi sono vissuti in un clima tropicale e non sicuramente alle attuali latitudini cui si trova attualmente il nostro promontorio
Tali condizioni climatiche e paleogeografiche persistono per tutto il periodo compreso tra il Giurassico e l’Eocene (da 160 milioni di anni fino a 40 milioni di anni) e solo in parte durante il Miocene (circa 15 milioni di anni). Per avere un’idea di come poteva essere l’area garganica insieme al resto dall’Italia meridionale durante quel periodo possiamo immaginarci ambienti con spiagge e isolotti, lagune, piane di marea, scogliere coralline e aree di mare profondo. Nel caso del Gargano, come per numerose catene montuose, il meccanismo responsabile del suo sollevamento va quindi ricercato nella dinamica interna del nostro pianeta (Tettonica delle Placche). Come tutti sanno, la Terra è suddivisa in numerose placche che interessano il suo involucro esterno (la Litosfera) Queste placche sono in continuo movimento tra di loro e lungo i loro bordi si osservano la maggior parte dei fenomeni catastrofici come i terremoti e le eruzioni vulcaniche. Semplificando notevolmente questo quadro globale, si può paragonare la superficie terrestre ad un enorme “autoscontro” planetario, in cui le catene montuose rappresentano il risultato o le “ammaccature” di queste collisioni. Le rocce, come le lamiere di un automobile, vengono ripiegate, contorte, deformate e anche lacerate. Queste collisioni, pero, non sono istantanee ma avvengono lentamente e possono durare milioni di anni. Per ritornare al Gargano, la collisione responsabile della formazione delle varie catene montuose italiane anche se con tempi differenti, è quella avvenuta tra la Placca Africana e la Placca Europea. Il primo sollevamento d’una certa entità del Gargano, dai dati recenti sembra essere iniziato nel Miocene (circa 5 milioni di anni fà) e proseguito con fasi alterne nel Pliocene, quando questa regione inizia ad assumere la morfologia attuale, contemporaneamente plasmata dall’azione degli agenti atmosferici e del fenomeno carsico.
Le faglie così formatesi sono responsabili oltre che dei terremoti, anche in parte del sollevamento del promontorio. Infatti, ogni piccolo o grande terremoto si genera quando l’energia accumulata nelle rocce supera la loro resistenza e queste si “rompono”. La rottura, avviene attraverso la fratturazione delle rocce che si spostano tra di loro (faglie) e l’energia viene dissipata sotto forma di onde sismiche e calore. Le varie faglie riscontrabili nel Gargano possono essere raggruppate principalmente in tre sistemi principali:
1) faglie ad orientamento NO-SE (appenniniche);
2) faglie ad orientamento E-0 (garganiche);
3) faglie ad orientamento NE-SO (antiappenniniche)
Queste faglie si sono mosse in vario modo durante la loro esistenza, che per alcuni risale addirittura al Mesozoico sia lungo il piano orizzontale (faglie trascorrenti) che lungo il piano verticale (faglie dirette e inverse). Le faglie ad orientamento E-0 assumono notevole importanza nel contesto strutturale garganico, in quanto la maggiore rappresentante di questa categoria corrisponde alla ormai famosa “Faglia di Mattinata”, che divide praticamente in due il Gargano e sul suo allineamento o in prossimità di esso sono sorti numerosi comuni come San Marco in Lamis, S. Giovanni Rotondo, Monte S. Angelo e Mattinata. Questa faglia è conosciuta anche come: faglia di Valle Carbonara; faglia Sud-Garganica; Gargano Fault, allineamento S. Marco in Lamis-Monte S. Angelo; linea di Gondola in offshore. Esistono pareri contrastanti sul tipo e senso di movimento di questa faglia, per alcuni si tratterebbe di una trascorrente destra per altri di una trascorrente sinistra infine, è stata considerata come faglia inversa e dopo il terremoto del Molise come indirettamente responsabile dello stesso o quantomeno collegata ad esso. In ogni caso si tratta di una struttura complessa e che probabilmente ha agito ed agisce in diversi modi.
Sisma del 1223
Poche sono le notizie su questo terremoto Solo il Sarnelli ci riferisce che l’evento verificatosi in periodo di Quaresima portò distruzioni soprattutto a Siponto, Vico, Sfilza (foresta Umbra), Vieste e molte furono le abitazioni lesionate.
Sisma del 30 Luglio 1627
“Il terremoto… in Puglia… ruinò affatto le Terre, e Città intiere, con segni prodigiosi, e durò tre hore interpollatamente… In alcuni luoghi… si sentirono voci dolorose, che per il gran timore, e strepitio della gente, non si poté distintamente intendere le parole, in modo che pareva fosse giudizio universale, come fu per quelle povere anime, la quantità delle quali per hora non si può sapere». È la cronaca, in una relazione anonima dell’epoca, del terremoto che nel 1627 colpì il Gargano e la Capitanata.” A San Severo – racconta ancora l’ignoto cronista seicentesco – cascò tutta (la città) senza restare in piedi che una sola casa, nella quale vi era una grotta grande, cisterna e pozzo, con mortalità infinita di donne, figlioli, vecchi e altre persone civili, che a quell’ora si trovavano in casa”. Il sisma ha avuto un’intensità massima (complessiva di diverse scosse) dell’XI grado della scala MCS, ha provocato la morte di numerose migliaia di persone, ha causato fratture nel terreno, variazioni nel regime idrico delle acque sotterranee ed un forte maremoto lungo le coste della Puglia e del Molise. Le località più gravemente colpite furono Apricena, Lesina, San Paolo di Civitate, San Severo e Torremaggiore dove la maggior parte degli edifici crollarono. L’area danneggiata meno gravemente comprende le località costiere del Gargano, fino a Manfredonia a sud ed a Termoli, a nord. Il numero delle vittime complessive varia notevolmente da fonte a fonte, tuttavia, una cifra vicina a quella reale è possibile ottenerla dalla cronaca di Lucchino che riporta 4.500 vittime per Apricena, Lesina, San Paolo di Civitate, San Severo, Serracapriola, Torremaggiore. Considerando che Lucchino non riportò il numero delle vittime per tutte le località più fortemente colpite, se ne deduce che la cifra complessiva superò le 4.500 unità. Un’ondata di maremoto colpì il tratto di costa prospiciente il lago di Lesina, il litorale di Manfredonia e la foce del fiume Sangro. Il maremoto causò l’allagamento della pianura tra Silvi e Mutignano e l’inondazione delle campagne fino a Sannicandro Garganico;
Sisma del 31 Maggio 1646
In tale data il Gargano fu interessato da un altro violento terremoto il cui epicentro fu localizzato nel territorio di Vico del Gargano. Esso causò numerosi crolli di abitazioni e decine di morti. I danni più gravi si ebbero a Ischitella, Vico del Gargano e Vieste. In particolare a Vico furono distrutti il Convento dei Cappuccini, ricostruito in seguito; ad Ischitella rimasero in piedi non più di 20 case con 86 morti; Vico contò 40 morti, Rodi 4, numerosi furono i feriti e gli storpi; Vieste vide danneggiato il Castello e il palazzo del Castellano con 84 morti.
Sisma del 29 Maggio 2006
Più recentemente, il terremoto del 29 maggio 2006 ha attivato 159 stazioni della Rete Sismica Nazionale e della Rete MedNet dell’INGV, a distanze tra 5 km (Monte S. Angelo) e oltre 800 km (Bardonecchia). I quadrati verdi rappresentano i sismometri attivati e utilizzati per la localizzazione dell’evento sismico. Anche stazioni sismiche molto più lontane hanno registrato il terremoto (ad esempio in Turchia, Rep. Ceca, Israele, Portogallo) e sono state usate per il calcolo del meccanismo focale; il…